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ARIE DI CASA MIA


Il mio ben quando verrà

Tratto dall’opera “Nina ovvero La pazza per amore “ di Giovanni Paisiello



Opera comica, ma dai tratti anche sentimentali, a lieto fine. Fu eseguita per la prima volta il 25 giugno 1789 nella Real Colonia di San Leucio in presenza della Regina ed accolta con entusiastici consensi, come narrano le cronache riportate dalla Gazzetta Universale del 30 giugno 1789. Per l’occasione, erano stati invitati “i Capi Corte, Segretari di Stato, Generali, Ministri Esteri con i Cavalieri delle rispettive Nazioni presenti a Corte, la Serenissima Duchessa di Saxe –Weimar, il Cardinale Spinelli, i Comandanti della Squadra Spagnola con circa 50 Ufficiali di essa e altrettante Dame e cavalieri: in tutto non più di 240 persone”.

La trama e il commento
Nina nel perdere il fidanzato esce di senno. Ma con il ritorno del giovane, ella riacquisterà la sua lucidità.
La protagonista canta questa commossa cavatina  (*) composta da  tre strofe: la voce del soprano distilla un canto moderato, centrale, dalla foggia melodica. Al tenue e puro canto dei primi quattro versi seguono alcuni spunti recitativo-ariosi ripetuti, variati, frammentati, di pregnanza drammatica.
Magistralmente interpretato da Giuditta Pasta, nel 1800.

(*) La cavatina è l'aria con cui in un'opera lirica italiana ciascun personaggio, e quindi ciascun interprete, si presenta in scena. In voga soprattutto nell'Ottocento, è nota anche come aria di sortita.
La struttura in due tempi della cavatina ottocentesca, nella quale si è voluto riconoscere il tratto formale caratteristico, è in realtà la forma tipica dell'aria nell'opera italiana del primo Ottocento. Semmai ciò che si richiede ad una cavatina è una scrittura vocale impegnativa, che consenta al cantante di sfoggiare le sue doti, presentandosi al pubblico nel modo migliore.
Esempi famosi:
"Largo al factotum", cavatina di Figaro, dal Barbiere di Siviglia di Rossini
"Di tanti palpiti", cavatina di Tancredi, dal Tancredi di Rossini
"Casta Diva", cavatina di Norma, da Norma di Bellini
"Regnava nel silenzio", cavatina di Lucia, da Lucia di Lammermoor di Donizetti

Giovanni Paisiello nacque a Taranto il 9 maggio 1740. A circa quindici anni venne iscritto al Conservatorio di Sant'Onofrio a Napoli dove rivelò, ben presto,doti musicali fuori dal comune.
Nel 1763 abbandonò il Conservatorio per recarsi a Bologna e Modena dove rappresentò con grande successo i suoi primi lavori teatrali, "La Pupilla", "Il Mondo a Rovescio", "Il Marchese di Tidipano", la fama dei quali gli valse l'invito a rientrare a Napoli dove compose opere per i due principali teatri cittadini, il Teatro Nuovo e il San Carlo.
Rientrato a Napoli produsse una serie di opere  di successo, una delle quali, "L'Idolo cinese", che provocò grande scalpore presso il pubblico napoletano.
Dal 1776 al 1784 lavorò alla Corte di San Pietroburgo in Russia invitato da Caterína II, grande protettrice delle arti e amante dell'opera italiana. Alla corte russa Paisiello scrisse lavori seri come  "Nitteti", "Achille in Sciro" e "Demetrio", ma divenne famoso musicando libretti esilaranti e di grande effetto comico quali "Gli Astrologi Immaginari" su libretto del Bertati, "Il Mondo della Luna", "Il Barbiere di Siviglia" su libretto di Petroschini tratto da Beaumarchais, e "La Serva Padrona" nel 1781, su libretto di G. A. Federico già musicato nel 1733 da Pergolesi.
Paisiello tornò a Napoli nel 1785, transitando prima per Varsavia e fermandosi poi a Vienna il tempo per scrivere "Il Re Teodoro".
Dal 1802 al 1804 fu alla Corte di Napoleone dove compose  per la sua incoronazione a Imperatore la "Messa solenne" e il "Te Deum". Alla fine, malvisto dal pubblico parigino,chiese il permesso di ritornare in Italia, a Napoli, dove non ottenne però lo stesso successo di prima.
Le opere di Paisiello (se ne conoscono 94) abbondano di melodie, la cui bellezza leggiadra è tuttora apprezzata. La più conosciuta tra le sue arie è "Nel cor più non mi sento”, tratto  dalla "Molinara", immortalata anche nelle variazioni di Beethoven. La sua musica sacra fu ponderosa, comprendendo 8 messe; produsse anche 51 composizioni strumentali e svariati pezzi separati. Paisiello morì a Napoli il 5 Giugno 1816.

 

Il mio ben quando verrà
di anonimo

(Voce: Cecilia Bartoli)

Il mio ben quando verrà
A veder la mesta amica?
Di bei fior s'ammanterà
La spiaggia aprica.
Ma nol vedo, e il mio ben,
Ahimè! Non vien?
Mentre all'aure spiegherà
La sua fiamma, i suoi lamenti,
Miti augei v'insegnerà
Più dolci accenti.
Ma non l'odo. E chi l'udì?
Ah! il mio bene ammutolì.
Tu cui stanca omai già fe'
Il mio pianto, eco pietosa,
Ei ritorna e dolce a te
Chiede, chiede la sposa.
Pian, mi chiama; piano ahimè!
No, non mi chiama, oh Dio, non c'è!

 

Le Arie



Caro mio ben

Se tu m'ami

Nel cor più non mi sento

Il mio ben quando verrà

Vanne o rosa fortunata

Vaga luna che inargenti

Come un bel dì di maggio

Io sono l'umile ancella

Mattinata

Vesti la giubba

Core 'ngrato

Era de' maggio

Torna maggio

Na sera 'e maggio

 

 

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