ARIE DI CASA MIA
Nel cor più non mi sento
Nel Settecento i napoletani, per creare canzoni, continuarono ad attingere alla musica colta. Come reazione al melodramma “serio” si era andata affermando a Napoli quella che verrà definita “opera buffa”: mentre il melodramma tradizionale si ispirava prevalentemente agli astratti eroi della mitologia e della storia della Grecia e di Roma, l’opera buffa, strettamente collegata alla commedia dell’arte e al teatro delle maschere, puntò su borghesi e popolani realisticamente tratti dalla vita quotidiana, anche se messi in caricatura. Si trattò, tutto sommato, di una vera e propria rivoluzione dal momento che lo spettatore non veniva più trasportato in paesi lontani e in epoche remote, ma rimaneva in una piazza o un vicolo di Napoli brulicanti di personaggi contemporanei. L’azione di solito si basava su dissapori di innamorati non corrisposti che finivano poi per buttarsi nelle braccia l’uno dell’altro e la maggior parte dei personaggi si esprimevano in dialetto napoletano. Ebbene, i napoletani non esitarono ad attingere alle musiche dell’opera buffa. A loro volta gli autori dell’opera buffa inserirono spessissimo, nelle loro composizioni, canti popolari in voga; espediente, questo, per ottenere facili ovazioni. Tra gli autori dell’opera buffa si annoverano grandi maestri come Giovanni Paisiello (1740 – 1816). Nel cor più non mi sento è la popolarissima aria ripresa dalla commedia musicale in tre atti, La Molinara, composta da Giovanni Paisiello su libretto di Giuseppe Palomba (prima del 1765 – dopo il 1825). L’andamento melodico è semplicissimo ma sapiente, con un uso degli intervalli assai equilibrato. L’aria ebbe un successo eccezionale e fu ripresa anche nell’800 e nel ‘900 da vari compositori, tra i quali Beethoven (6 variazioni) e Paganini (Capriccio in Sol maggiore). Nel cor più non mi sento si colloca nel tardo ‘700, tra gli ultimi brani di quell’apprezzatissimo “bel canto” all’italiana, che con Rossini sarebbe scomparso per lasciar posto al canto virtuosistico.
Parole:
Giuseppe Palomba; Musica: Giovanni Paisiello
(Voce: Cecilia Bartoli)
Nel cor più non mi sento
brillar la gioventù;
cagion del mio tormento,
amor, sei colpa tu.
Mi pizzichi, mi stuzzichi,
mi pungichi, mi mastichi;
che cosa è questo ahimè?
Pietà, pietà, pietà!
Amore è un certo che,
che disperar mi fa.
Le Arie
Caro mio ben
Se tu m'ami
Nel cor più non mi sento
Il mio ben quando verrà
Vanne o rosa fortunata
Vaga luna che inargenti
Come un bel dì di maggio
Io sono l'umile ancella
Mattinata
Vesti la giubba
Core 'ngrato
Era de' maggio
Torna maggio
Na sera 'e maggio