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I FIORI DI NAPOLI
'O sole mio
La più celebre canzone
napoletana, il simbolo di una città, di un popolo, di una
tradizione, di un sentimento. Una canzone che sta sulle labbra
di tutti sin dal 1898, un capitolo a parte nella storia della
canzone napoletana. L’estrema indigenza caratterizzò la vita
degli Autori: Giovanni Capurro (1859 – 1920), autore dei versi,
si era spento ai primi del 1920, sessantunenne e povero.
L’autore della musica, Eduardo di Capua (1865 – 1917) era morto
da tre anni anche lui poverissimo: aveva dovuto vendersi il
pianoforte per pagarsi il trasporto in quell’ospedale dove
trascorrerà i suoi ultimi giorni. Il Di Capua, che per la
povertà non aveva potuto continuare gli studi al conservatorio,
praticava insieme col padre il mestiere del posteggiatore e a
quell’epoca i più bravi venivano invitati nelle corti di tutta
Europa.
Fu nell’aprile del 1896,
ad Odessa, sulle rive del mar Nero, in un’Ucraina grigia, anzi
plumbea – nel corso di uno degli innumerevoli viaggi – che
Eduardo di Capua mette in musica il testo poetico di ‘O sole
mio. La canzone viene inviata al concorso bandito
dall’editore Ferdinando Bideri per la prossima festa di
Piedigrotta. Giovanni Capurro, sperando in una raccomandazione,
appone sullo spartito una dedica: a donna Nina , moglie di
Giorgio Arcoleo, deputato e professore universitario.
La Canzone non vince
ma conquista il secondo posto, diventando – per quel mistero che
accompagna ogni canzone – celebre in un battibaleno. Negli
almanacchi sportivi dell’epoca, si racconta un divertente
episodio: ad Anversa, nella cerimonia di chiusura delle
Olimpiadi, la banda belga che aveva il compito di eseguire
l’inno ufficiale italiano tace. Lo spartito della Marcia Reale
era andato smarrito. Nel disorientamento del pubblico, il
direttore della banda ha un’intuizione: solleva la bacchetta e
comincia a dirigere O sole mio. Il pubblico balza in
piedi ed è tutta una frenesia di consensi. Gli Autori poveri
erano e poveri rimasero e così i loro congiunti ed eredi. Nel
1952 alla camera dei deputati venne presentato un disegno di
legge per far ottenere una pensione straordinaria alla vedova
del musicista Eduardo Di Capua, Concetta Coppola, ma non se ne
fece niente. Il Presidente della Repubblica, il 7 marzo 1952 le
inviò in dono 100 mila lire ed altri pochi soldi (152 mila lire)
le arrivarono da una sottoscrizione fra i lettori del The
Roma Daily American.
Attualmente sugli spartiti musicali, ‘O sole mio compare
anche il nome di Alfredo Mazzucchi, il musicista che per
incarico dell’editore appose qualche correzione allo spartito: è
così che l’editore riesce a percepire ancora i diritti SIAE pur
dopo tanti anni trascorsi. O sole mio figura nel repertorio di cantanti quali Enrico Caruso, Di
Stefano, Pavarotti ed Elvis Presley. La versione americana di
Elvis Presley "It's Now or Never" il 15 agosto del 1960 era
prima in classifica a Billboard Hot 100 number one single negli Stati Uniti d'America, dal 5 novembre al 30 dicembre era
prima nel Regno Unito, dove è tornata prima un’altra volta dal 5
all’11 febbraio del 2005. Questa canzone è citata da Marcel
Proust nella sua Ricerca del tempo perduto nel sesto
volume dell’opera che s’intitola Albertine scomparsa. Il
giovane Proust è stato abbandonato da Albertine e ha deciso di
fare un viaggio a Venezia: è sulla laguna che la sua attenzione
è attratta da un gondoliere che canta ‘O sole mio. Proust
definisce dapprima questa canzone “una insignificante canzone” e
“una volgare romanza”. Ma poi cambia opinione. Possiede un
“fascino disperato” e un “freddo penetrante”. E conclude: “Ogni
nota che la voce del cantante lanciava con una forza quasi
muscolare, essa mi colpiva diritto al cuore. Proclamava la mia
solitudine e la mia disperazione”.
Parole Giovanni Capurro; Musica Eduardo Di Capua
(Voce: Enrico Caruso)
Che bella cosa na jurnata 'e sole!...
N'aria serena doppo a na tempesta...
Pe' ll'aria fresca pare giá na festa...
Che bella cosa na jurnata 'e sole!...
Ma n'atu sole
cchiù bello, oje né',
'o sole mio,
sta 'nfronte a te...
'O sole,
'o sole mio,
sta 'nfronte a te...
sta 'nfronte a te!
Lùceno 'e llastre d''a fenesta toja;
na lavannara canta e se ne vanta...
e pe' tramente torce, spanne e canta,
lùceno 'e llastre d''a fenesta toja...
Ma n'atu sole
.....................
Quanno fa notte e 'o sole se ne scenne,
mme vène quase na malincunia...
sott''a fenesta toja restarría,
quanno fa notte e 'o sole se ne scenne...
Ma n'atu sole
......................
I FIORI DI NAPOLI
Nel cor più non mi sento
Torna Maggio!
Era de Maggio
Na sera 'e Maggio
Palomma ‘e notte
‘O paese d’ ‘o sole
I' te vurria vasà
Avemmaria
‘A vucchella
Tu ca nun chiagne
Dicitencello vuje
Core ‘ngrato
Torna a Surriento
‘O marenariello
A Marechiare
Funiculì funiculà
‘O sole mio
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