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Soffrire in versi: parole eterne, cori di tempi passati da Autori Mediterranei

SIMONIDE

Il lamento di Danae

Frammento Diehl 13

in: Salvatore Quasimodo, Tutte le poesie, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2003



Il lamento di Danae

Quando nell’arca regale l’impeto del vento
e l’acqua agitata la trascinarono al largo,
Danae con sgomento, piangendo, distese amorosa
le mani su Perseo e disse: «O figlio,
quale pena soffro! Il tuo cuore non sa;
e profondamente tu dormi
così raccolto in questa notte senza luce di cielo,
nel buio del legno serrato da chiodi di rame.
E l’onda lunga dell’acqua che passa
sul tuo capo, non odi, né il rombo
dell’aria: nella rossa
vestina di lana, giaci: reclinato
al sonno il tuo bel viso.
Se tu sapessi quello che è da temere,
il tuo piccolo orecchio sveglieresti alla mia voce.
Ma io prego: tu riposa, o figlio, e quiete
abbia il mare; ed il male senza fine,
riposi. Un mutamento
avvenga ad un tuo gesto, Zeus padre;
e qualunque parola temeraria
io urli, perdonami;
la ragione m’abbandona.

 

 

Biografia 

Simonide nacque nell’isola di Ceo (Cicladi), nel 556 avanti Cristo. Acquistò ben presto una vasta fama come lirico corale, e ricevette numerosi incarichi da potenti committenti ad Atene, in Tessaglia e infine in Sicilia, a Siracusa e ad Agrigento, dove si spense intorno al 468. Al tempo delle guerre persiane, celebrò tutte le più importanti vittorie di Atene in carmi purtroppo andati perduti.Fu uno dei poeti greci più fecondi e multiformi. Scrisse elegie ed epigrammi; e trattò con abilità tutte le forme della lirica corale: partenii, peani, encomi, ditirambi, epinici, lamenti. Fu il primo a chiedere per la sua arte compensi regolarmente pattuiti, il che spinse molti suoi rivali a considerarlo cortigiano e mercenario. Ma i pochi frammenti giunti sino a noi rivelano un poeta potente e ispirato, dotato di uno stile plastico e levigato, tanto che – con Bacchilide e Pindaro – è ricordato come uno dei più grandi lirici del suo tempo.

 




 


Simonide

Il lamento di Danae

(Traduzione di Salvatore Quasimodo)



Mimnermo


Noi siamo come foglie

(Traduzione di Gennaro Perrotta)


Paolo Silenziario

Stavo per dirti Addio

(Traduzione di Salvatore Quasimodo)


Giacomo Leopardi


La sera del dì di festa


Vincenzo Cardarelli


Non so dove i gabbiani trovino pace


Angelo Maria Ripellino

Dove ci incontreremo dopo la morte?


Giuseppe Ungaretti

Veglia notturna di un soldato


Alda Merini

Ieri ho sofferto il dolore


Giuseppe Lauriello

A una figlia d'Africa


 

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