La Reggia di Caserta:
un patrimonio da scoprire

di Marina Volpe

 

Questo affascinante complesso storico appartenne alla famiglia reale della dinastia Borbone di Napoli e nasce per volontà di Carlo III, Re di Napoli, il quale, non avendo una sua dimora e poiché riteneva che la sua famiglia avesse bisogno di tranquillità e soprattutto di aria salutare, decise di realizzare a Caserta la reggia che gli mancava e con essa un suo vecchio sogno: “costruire una reggia tale da poter reggere il confronto con quella di Versailles”; desiderava addirittura che si presentasse ancora più scenografica e piacevole.

Oltre a trovarsi in una delle più belle pianure d’Italia, la Reggia di Caserta è circondata da un parco immenso, nel quale si possono scorgere bellissime cascate, incantevoli fontane e giardini, che si rifanno in parte al modello inglese e in parte a quello francese. Questi Giardini sono adornati da statue, create dai più grandi scultori partenopei e guidati da Carlo Vanvitelli. Il Parco, uno fra i monumenti più visitati in Italia, rappresenta la maggiore attrattiva della reggia. Si estende su una superficie di centoventi ettometri, per una lunghezza di tre chilometri, ed è soprattutto famoso per le fontane e le cascate. Dietro l’appariscente e vistosa facciata, il parco cela alcune curiosità poco conosciute: le grotte, umide e freschissime anche d’estate, si aprono dietro alcune fontane, in particolare quella di Eolo, dove la luce vi penetra filtrando attraverso l’acqua. Il vasto parco è poi diviso in due settori, il “giardino all’italiana” e il “giardino all’inglese”. L’area del Giardino all’Italiana mostra l’isola della Peschiera, nella quale venivano allevati i pesci destinati alla mensa reale; poco distante si trova la Castelluccia, una sorta di fortezza in miniatura edificata nel 1769 per il divertimento. Attorno al ricco e maestoso parco si può osservare poi il cosiddetto Giardino all’Inglese, detto anche Giardino di Paesaggio. Quest’ultimo è stato restaurato sull’idea dei giardini progettati in Inghilterra da William Kent. Oggi nel giardino i visitatori della Reggia possono ammirare innumerevoli piante e fiori che si alternano a verdissimi boschetti, a un laghetto, a cascate, a serre per piante esotiche, ad altissimi cipressi e a statue bianchissime immerse nel tenebroso incanto della vegetazione.

Inoltre, una serie di fontane ed opere di illustri architetti e scultori. Le fontane, per la loro maestosità,furono considerate dei capolavori d’arte e contribuirono moltissimo alla notorietà della Reggia di Caserta. La prima è la Fontana Margherita, dalla quale si dipartono i viali che penetrano nel bosco; segue poi la Fontana dei Delfini, la cui acqua proviene dalle bocche di giganteschi delfini; c’è poi la Fontana di Eolo, abbellita da 28 statue di venti; più avanti la Fontana di Cerere, che forma sette piccole cascate e delle maestose statue spruzzano l’acqua verso l’alto. A chiudere la serie delle fontane, prima della Grande cascata, la Fontana di Venere e Adone: un grandioso gruppo marmoreo che mostra Venere intenta a dissuadere Adone dall’andare a caccia per evitare che possa essere ucciso da un cinghiale. Intorno ai protagonisti: ninfe, cani, fanciulli e amorini.

All’interno della Reggia è possibile visitare bellissime sale.

Tra le sale aperte al pubblico, la più importante è sicuramente la Sala del Trono, il luogo dove il Re riceveva ufficialmente e dove si tenevano i balli di corte. E’ la più grande degli Appartamenti Reali, per circa mezzo secolo rimase senza decorazioni e i lavori furono completati solo nel 1845. Su ciascuna delle pareti laterali è raffigurata una Fama alata con trofeo in rilievo e si susseguono 28 pilastri corinzi scanalati. L’architrave è decorata con 46 medaglioni che riproducono i Re di Napoli, mentre intorno alle finestre sono collocate tabelle verticali, raffiguranti i Simboli del Regno. Decori grandi e piccoli circondano il dipinto centrale  della volta: un affresco raffigurante La posa della prima pietra del Palazzo, dipinto nel 1844. Sul fondo della Sala, posto su un piano rialzato, si trova il Trono, in legno intagliato, realizzato da esperti artigiani napoletani del primo '800, con braccioli a forma di leoni alati dietro i quali si trovano figure di sirene. Splendido il pavimento in cotto decorato ad imitazione del marmo con disegni geometrici e rosoni in ottagoni.

La sbalorditiva Sala di Alessandro custodisce invece un affresco che raffigura il Matrimonio di Alessandro e Rossana. Sulle pareti si possono ammirare bassorilievi di stucco raffiguranti episodi della sua vita, fatti eseguire da Gioacchino Murat durante il suo regno, e due tele che ricordano il fondatore della dinastia: Carlo di Borbone alla Battaglia di Velletri e l'Abdicazione di Carlo a favore del figlio Ferdinando. La sala ha subito molte trasformazioni rispetto al progetto originario, ma è degna del palazzo con i rivestimenti di granito, i bassorilievi, il grande dipinto sulla volta, il ritratto di Alessandro sul medaglione del camino con due Sfingi in basalto ai suoi lati.

Vi è inoltre la Sala di Marte, destinata agli Ufficiali e ai Militari, con rilievi di divinità e di eroi omerici nella parte centrale e con i trofei delle Vittorie e delle Virtù guerresche rappresentate dai simboli della Prudenza e della Forza. Le decorazioni, di gusto neoclassico, esaltano le virtù militari  ed hanno come tema Marte, dio della guerra: l’affresco della volta, Morte di Ettore e Trionfo di Achille, rappresenta il carro di Achille che travolge Ettore, i tre grandi bassorilievi rappresentano la Forza, la Prudenza, la Fama e la Vittoria, la Vittoria alata e numerosi sono i bassorilievi a soggetto omerico. Il pavimento della Sala, in marmo verde antico, alabastro e viterliano è costituito da una greca che gira intorno ad un esagono con stella nel mezzo.


Meravigliose sono anche la Sala del Consiglio, la Sala di Astrea, le Camere di Francesco II e quella di Murat, la Biblioteca e la Pinacoteca, che ospita i ritratti dei re e delle regine della famiglia dei Borbone, sia d’Italia che di Francia.


La Sala del Consiglio si trova immediatamente dopo la Sala del Trono, nella zona dove il maggior impulso ai lavori fu voluto da Gioacchino Murat. Nota come "appartamento nuovo", offre pregevoli decorazioni che raffigurano Pallade che premia le Arti e le Scienze per mezzo del Genio della Gloria. I quadri alle pareti risalgono ai primi dell’800 e sono dell’Accademia Napoletana, il pavimento è a disegni geometrici, i busti in marmo sono quelli di Francesco I e di sua moglie Maria Isabella.


La Sala di Astrea, invece, era destinata alla diplomazia e i suoi lavori furono iniziati ed ultimati contemporaneamente a quelli dellaSala di Marte: insieme le due Sale sono il simbolo della lotta per laGiustizia. La Sala prende il nome dal dipinto che raffigura la Dea della Giustizia, Astrea appunto, che la esercita in nome degli Dei tra una folla di figure simboliche. La stessa Dea è ancora raffigurata nei bassorilievi dorati di Domenico Masucci nei padiglioni della volta e nell'altorilievo del gruppo tra Ercole e le Province del Regno. Su un'altra parete si trova Minerva tra La Legge e La Ragione: tutti motivi che esaltano il potere del Re e il suo impegno per la Giustizia e l'Amministrazione del Regno. Geni alati e festoni retti da cigni conferiscono alla decorazione ricchezza, non disgiunta da raffinata eleganza. Il pavimento è in marmo di Carrara e giallo di Siena, con un disegno labirintico voluto dal Borbone, rientrato dopo il Congresso di Vienna del 1815.

La camera di Francesco II prende il nome dal successore di Ferdinando II, salito al trono nel 1859 esovrano per un breve periodo (fino al 1860). La volta è affrescata, con un effetto di arazzo su drappo retto da lance, con Il riposo di Teseo dopo la lotta col Minotauro. Il fregio sottostante rappresenta Putti che giocano con le armi, mentre i quadri alle pareti Gesù che guarisce l'indemoniato e Cristo che placa la tempesta. L'arredo si compone dei mobili stile impero in mogano e con applicazioni di bronzo dorato. Il letto, a baldacchino, ha la doppia testata affiancata da leoni alati e culmina con le teste di Pallade, Marte e di un Genio alato. Di fianco al letto ci sono due comodini a pilastro, il cui disegno richiama quello dei due cassettoni che si trovano nella medesima Sala. Davanti al letto si trova un tavolo rotondo con base triangolare sulla quale poggiano sfingi alate dorate. A destra ci sono la scrivania in legno rosa ed una poltrona in mogano finemente lavorato. Poltrone, consolle e specchiera sono di artigiani napoletani. Infine la credenza, di ispirazione francese ma realizzata a Napoli, con gli sportelli rivestiti di seta gialla e ai lati le colonne di bronzi dorati.

A destra della camera da letto è il bagno di Francesco II, episodio particolarmente importante di quel neoclassico che si afferma nel regno con grande fortuna. Nel 1825 viene realizzato il bagno casertano con la vasca in granito rosso egiziano con protomi leonine, in una nicchia con fasce di rosette dorate. Nella saletta è un elegante “toilette” in marmo statuario con una vaschetta in alabastro per il profumo, anfore istoriate e coppe fiorite. Lo specchio è decorato da palmette e fiori di loto e ai lati ha due erme femminili.

La camera di Murat ospita arredi murattiani provenienti dalla Reggia di Portici giunti a Caserta nel 1873, quando fu insediata la Facoltà di Agraria nella villa Reale di Portici. Al contrario dell’elegante e misurato decoro dell’arredo delle camere di Francesco, i mobili in mogano sono decorati con le stesse insegne militari che ornano gli ambienti di rappresentanza. Il letto, in stile impero, con ricche guarnizioni in bronzo dorato, poggia su una pedana, col padiglione retto su lance e terminante a cupola rettangolare in mogano dorato. Quattro ricchi teli avorio bordati e con cimasa azzurra drappeggiata con fiori argentati e frangia fanno da cortina. Nella sala si trovano inoltre due cassettoni di stile francese decorati con corone di alloro ed angeli che reggono festoni, due comodini in mogano decorati con bronzo dorato, una credenza pure in mogano e con piano mosaicato di marmo, la scrivania in mogano, con decorazioni in bronzo dorato, piano movibile e rivestimenti in velluto rosso. Completano l'arredamento le poltrone dorate dalle spalliere con frecce intrecciate e i sedili imbottiti con la "G" di Gioacchino ricamata.

Per quanto riguarda la Biblioteca, la tradizione vuole che sia stata realizzata per volontà della regina Maria Carolina, forse perché un certa storiografia ci ha tramandato un re Ferdinando piuttosto incolto, preso esclusivamente dal piacere dell’esercizio della caccia e della pesca. Non sappiamo quanto tutto questo siaattendibile, certo è che per decorare le pareti della terza sala fu chiamato un pittore proveniente dalla terra d’origine della Regina, il tedesco Heinrich Friedrich Füger. Füger rappresentava il nuovo, il moderno, la pittura europea animata dalle nuove istanze classiciste, in aperta contraddizione con la tradizione partenopea, attardata su forme barocche. Così, nel 1782, egli sceglierà per le pareti della Biblioteca temi desunti dal repertorio classico: Il Parnaso con Apollo e le tre Grazie, L’Invidia e la Ricchezza, La Scuola di Atene, La Protezione delle Arti e il discacciamento dell’Ignoranza. I temi iconografici sono divisi in quattro scene, a ripercorrere la storia dell’Umanità che celebra una nuova “Età dell’Oro” borbonica. D’altra parte è noto il legame della regina Maria Carolina, probabilmente committente dell’opera, con la Massoneria, tanto che alcuni hanno letto nel ciclo di dipinti della Biblioteca chiari riferimenti all’interpretazione del progresso umano nel pensiero massonico. I temi scelti ben si accordano al gusto già “neoclassico” delle librerie e dell’affresco nella prima sala, eseguito su disegno di Carlo Vanvitelli, con il globo terrestre al centro della volta circondato dai segni zodiacali e dalle figure delle costellazioni e dei venti, dipinto da Filippo Pascale. La decorazione è di quelle definite “alla pompeiana” ispirate ai reperti di scavo pubblicati nelle Antichità esposte di Pompei ed  Ercolano e ripetute nei vasi di Biagio Giustiniani che si vedono nella stessa sala sugli alti scaffali delle librerie, a testimoniare la grande fortuna dei reperti di scavo nelle decorazioni di interni fra Settecento e Ottocento. D’altra parte era una scelta di gusto dettata prima di tutto dalla destinazione d’uso degli ambienti. Neoclassiche sono anche le alte librerie a boiserie realizzate nel 1784 da maestranze locali; particolarmente interessante la libreria girevole in mogano e palissandro messa al centro dell’ultima sala.


La Reggia di Caserta è uno dei più vasti e maestosi edifici d’Italia e sicuramente è la più bella sede reale di rappresentanza nel mondo. Un incantevole Palazzo che offre ai visitatori un ampio ventaglio di richiami storici in un territorio ricco di cultura, di archeologia e di arte, il tutto accompagnato da una favorevole posizione geografica, un clima moderato e una natura sorprendente, che rendono questa struttura un punto di riferimento di bellezze e di risorse naturali e storiche.

 

 

 

 

 

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