CCN8

La presentazione del periodico culturale ”Essere”,
a cura del Centro Studi “Erich Fromm”

 

Un essere più che pregevole

di Antonietta Amato *

E’giunto nella nostra redazione “Essere”, il periodico del Centro Studi “Erich Fromm”. Trattasi di una rivista ad ampio spettro culturale contenente argomenti di sociologia, filosofia, psicologia, psichiatria, bioetica e pertanto essa si rivolge ad un ampio pubblico. Gli articoli contenuti nei numeri in nostra visione (57 e 58, rispettivamente giugno e ottobre 2010) sono molto interessanti: il loro filo conduttore è quello di mettere in risalto l’isolamento e la povertà di idee che può creare lo strumento mediatico nelle persone, impossessandosi a volte delle loro emozioni vere e spontanee, perché trasmesse già confezionate e appartenenti a entità che diventano modelli da imitare e con cui identificarsi.

Il ruolo delle emozioni
Quella emozionale è sicuramente la parte più vera di ognuno di noi; a volte preferiamo non avere contatto con essa, perché potrebbe arrecarci sofferenza, ma, come si evince dall’articolo di Massimo Cerulo, “Io non voglio andare lì”. L’ambivalenza delle emozioni nella società contemporanea, emozionandoci impariamo ad esistere; vale a dire: è attraverso le emozioni che pratichiamo nel contempo i processi sia di coinvolgimento, sia di distacco nei confronti degli altri e di noi stessi.

Cybersex
Una delle parti più importanti della sfera emozionale dell’uomo è la sessualità. Lungo il trascorrere dei secoli siamo passati da una sessualità finalizzata alla procreazione ad una sessualità senza procreazione ed infine ad una procreazione senza sessualità. Una volta che la spinta biologica è venuta un po’ meno, il piacere sessuale è diventato oggetto di una continua ricerca dando luogo a forme nuove di neosessualità come il cybersex  o sesso virtuale. In una società che spinge verso l’isolamento e il risparmio di tempo, il sesso virtuale, legato alle reti telematiche del piacere da esperire comodamente a casa davanti ad un video, sta diventando sempre più frequente. Il legarsi al computer spendendo tutto il tempo nei clic sui siti erotici potrebbe portare ad una nuova forma di perversione da inserire tra le patologie della dipendenza: la sexual addiction. Caratteristica del cybersex, infatti, è quella di nascondersi dietro lo schermo, magari anche sotto false spoglie, per soddisfare desideri sessuali più nascosti. Dall’altra parte possiamo anche dire che il web è semplicemente un modo per liberarsi dallo stress e concedersi la libertà d’immaginare, di realizzare le proprie fantasie e trovare qualcuno che cerca le stesse suggestioni senza paure e inibizioni, tutto ciò che il mondo reale non permette. La cosa più rammaricante che emerge nel dare molta importanza ai rapporti sessuali virtuali è il passaggio dal rapporto genitale, caratteristico dell’unione fisica tra due persone, all’autoerotismo, cioè a quella forma di “soddisfazione primordiale della libido pulsionale” per usare un concetto che ci riporta a Freud.  
Il sesso virtuale crea, in chi ne sta fuori, allarme sociale perché scardina il tessuto connettivo del controllo della società sull’individuo. È questo il concetto fondamentale da cui parte la sessuologa Gloria Persico nel suo articolo intitolato appunto “ Cybersex”. Le relazioni interpersonali sono state sempre sottoposte al controllo sociale, fondato principalmente sullo scambio verbale fra i vari membri della cerchia familiare, fino a raggiungere tutto il tessuto connettivo della società. Ovviamente gli effetti della disapprovazione o approvazione sono tangibili solo se i soggetti coinvolti sono fisicamente individuabili e, un dispositivo a distanza, come il web, protegge le relazioni dal controllo sociale.
Il ricorso a questo tipo di comunicazione sessuale e sentimentale è sintomo dell’incapacità dell’uomo di intrattenere una relazione soddisfacente o semplicemente una relazione?
La risposta è, purtroppo, affermativa. Si potrebbe attribuire il rifiuto della relazione sessuale al fatto che l’individuo non è più in grado di sopportarne la conflittualità. Se non si è capaci o si ha paura di instaurare un rapporto e di goderne il piacere, si cerca di stimolare artificialmente il desiderio per affrontare meglio la sofferenza apportata dalla solitudine.

Un passaparola interrottosi
Perché l’uomo si sente più solo oggi  ed ha paura, allo stesso tempo, di avere legami sentimentali?
Si potrebbe rispondere a questa domanda partendo dalla presa di coscienza che la famiglia, istituzione principale della nostra società, ha cambiato di molto il suo assetto nel corso degli anni. Come scrive Francesco Paolo Casavola nel suo articolo e proprio a proposito della funzione che ha la famiglia, il dialogo transgenerazionale, inteso come il trasmettere insegnamenti di generazione in generazione, è diventato sempre più discontinuo fino ad interrompersi. Questo fenomeno segnala una crescita dell’emancipazione in senso sempre più marcatamente individualistico. Non si parla solo di emancipazione dei figli, ma anche di quella dei genitori; infatti, i giovani adulti, padri e madri, difendono la loro sfera individuale di libertà, nell’organizzazione del lavoro e del tempo libero, consentendo ai figli una precoce libertà non vigilata. L’uso della droga, la permissività sessuale, la trasgressività dei comportamenti fino alla illegalità diffusa, aree di devianza criminale e di patologie della personalità, sono in gran parte il frutto di un’abdicazione al compito di quella prima e non temporanea educazione che si riceve nella famiglia. Un tempo la famiglia era non solo affetto, ma anche disciplina; per quanto si sia allungato il tempo di coabitazione dei figli nella casa dei genitori, manca il colloquio educativo.

Cosa significa educare
Educare vuol dire guidare la crescita di un essere umano verso un modello comune e da qui emergono le due finalità del concetto: esaltazione della personalità e costruzione della comunità. Il bilanciamento dei metodi per l’uno o l’altro scopo può produrre armonia tra la vita individuale e quella collettiva. Sembra chiaro che il rincorrere sempre di più verso l’individualità e la soggettività porti al venire meno della ricerca collettiva e sociale o meglio a soddisfare tale bisogno servendosi di strumenti mediatici quali la televisione o il computer che impongono il contatto con il mondo esterno in modo molto indiretto e impersonale.
In ultima analisi, volendo fare un discorso più strettamente filosofico, per quanto alto possa essere il senso dato alla vita, misteriosa nella sua essenza, nella sua brevità, nelle sue naturali sofferenze, condizionata dalla tecnica, da una società egoista, individualista ed alienante, l’uomo non può sentirsi soddisfatto.
Ogni uomo, oltre ad essere irripetibile, unico, ha caratteristiche specifiche, eccezionali in quanto “diverso” da tutte le altre specie viventi. È l’unico essere vivente costituito da due elementi: quello somatico, funzionale alla personalità e alla relazione, e quello mentale, invisibile ma esistente, unico nella sua peculiare facoltà, cioè la consapevolezza di esistere, con il desiderio di conoscere e di vivere. L’uomo ha capacità intellettive che gli hanno fatto conseguire mete straordinarie in vari campi scientifici ed un grande patrimonio sentimentale che ha prodotto tesori indistruttibili quali la musica, la poesia, l’arte, la letteratura. Questi ultimi sono gli strumenti attraverso i quali vengono trasmessi di generazione in generazione le emozioni, le immagini e i sentimenti che appartengono all’essere umano, rendendolo così immortale.

 

Per contatti:
Essere. Centro Studi Erich Fromm
Direzione e Redazione
Corso Vittorio Emanuele, 656
80122 Napoli
erichfrommnapoli@yahoo.it

 

 

* Psicoterapeuta, Centro ANEMOS

 



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