SIMPOSIO



Sull'umana dignità: le luci, le ferite, le attese


Dal concetto di persona al testamento biologico: riflessioni bio-etiche






Ordine dei Medici,  Sala Conferenze
Via Santi Martiri Salernitani, 31

Salerno, 16 novembre 2017
Ore 15-19.30


PRESENTAZIONE

Tema centrale del meeting è la dignità della persona, valore etico fondamentale, fonte dei diritti umani, analizzata nei suoi aspetti di fondo – umanistico, filosofico, giuridico, medico –, in un percorso di luce che va dalle scienze umane a quelle naturali.

Un discorso sulla dignità non può prescindere dal considerare le ombre, vale a dire le ferite ad essa inferte per mano di un avverso destino o, come la storia insegna, per conto dello stesso uomo.

Da ciò il suggestivo titolo, mutuato dal filosofo Gustave Thibon: l’ombra e la grazia  quali metafore della Vita, categorie dell’esistenza nelle quali l’umana dignità si riflette, misteriosamente, come in uno specchio, in un vertiginoso gioco di alleanze e alternanze.

Il parlare di dignità include, di fatto, anche le attese del futuro e dell’ignoto: esse vanno sempre riconosciute e rispettate quando la vita infligge colpi che rendono la persona fragile e vulnerabile  ma che preludono ad una più acuta e umana comprensione del lato oscuro dell’essere.

In tale temperie, un ruolo di primo piano è svolto dal medico, inserito in un composito contesto socio-sanitario: quali i suoi compiti, quali i modi di curare quando si è colpiti da un male devastante? Vi sono norme etiche che tendono a cambiare di epoca in epoca, ma giammai possono essere disattese quelle che richiamano al rispetto radicale della dignità umana, al riconoscimento del valore che ha la persona, al diritto alla vita, all’ integrità psichica e fisica, all’autodeterminazione. Compito fondamentale del medico è il riconoscere nel malato una creatura viventemeritevole dirispetto per la propria dignità ferita, fornendo altresì risposte – con modi ispirati alla gentilezza e alla mitezza –  ai bisogni di ascolto, accoglienza e condivisione, indispensabile premessa  per una più proficua relazione umana e terapeutica.

Altrettanto composita è la visione dell’umana sofferenza. Un pensiero del Leopardi appare rivelatore: “i dolori dell’animo non sono mai paragonabili ai dolori del corpo”, essendo questi ultimi meno tollerabili in quanto “dotati di forza d’abbattere e di vincere ogni maggior costanza”.  Una conferma ci giunge dal richiamo al mito del centauro Chirone che, per porre fine alle atroci, quanto inguaribili, sofferenze inferte da una freccia scagliata da Ercole, cede a Prometeo la sua immortalità  per accogliere la morte liberatrice.

Il dolore, oltre la sofferenza fisica, è anche l’umiliazione della vita - afferma Aldo Masullo. In tal senso, emblematica appare la toccante vicenda del DJ Fabo, il giovane cieco e paraplegico che ha scelto il suicidio assistito per porre fine a una vita che considerava non più degna di essere vissuta.

Eugène Minkowski sostiene che ”la sofferenza passa ma non passa mai l’avere sofferto” e, in aggiunta, Rainer Maria Rilke ribadisce che  “il dolore riconduce nella interiorità la esteriorità della nostra esperienza delle cose”.   Ma, come sottolinea con sferzanti parole Romano Guardini, “è necessario accogliere il dolore e la morte come l’ onore ontologico dell’uomo”.

Dai significati di persona e dignità al ruolo del medico, dal consenso informato al testamento biologico: questioni di primo piano sia per fondazioni etiche che per complessità teorica e pratica, discusse da un team di esperti – filosofi, umanisti, teologi, medici, giuristi –  con il coinvolgimento attivo del pubblico. Una profonda riflessione sulla significazione umana e trascendente della malattia e del dolore,  nella consapevolezza che solo tra le ombre e i bagliori della Vita è possibile scorgere il senso profondo della nostra storia.


 

Fig. Autoritratto tra l'orologio e il letto di Edvard Munch

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