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L’Editoriale

I feudi di San Gennaro

 

di Domenico Cassano

 

Fervono i preparativi per il XXIV Congresso SISC che si terrà per la prima volta in Campania. Il sottoscritto, in qualità di Responsabile degli eventi, nel tentativo di organizzare “qualcosa di particolare”, un percorso storico-culturale che offrisse ai convenuti una testimonianza delle virtù e fasti del nostro popolo campano, prendeva atto di un’amara verità: solo nel nostro passato è la nostra grandezza; di bello nel nostro presente vi è assai poco. Altro che Campania felix !

Il grande medico scrittore Mario Tobino nel suo Diario, in data 22 novembre 1955, scrive:Oggi… nel mio paese non sventola nessuna bandiera, attribuendo al popolo italiano una componente caratteriale – il cinismo –  che lo contraddistingue rispetto agli altri popoli europei. E - detto per inciso - non sembra avere tutti i torti se consideriamo il corso della nostra storia dagli anni cinquanta ad oggi. Ma credo pure che il termine cinismo sia troppo benevolo quando applicato a noi Campani, una “razza” che ha subìto nel corso degli ultimi decenni una mutazione antropologica in senso peggiorativo e lo dimostrano le alte doti profetiche di cui era dotato Eduardo De Filippo quando, prima di morire, affermòFuitevenne ‘a Napule” (“scappate via da Napoli); lo stesso Roberto De Simone, l’eccelso musicologo napoletano che tutto il mondo ci invidia, ha ribadito la sua volontà di essere sepolto, a morte avvenuta, fuori dalla Campania.

Non esiste settore alcuno della vita sociale e civile che non sia stato travolto da quest’autentico furor diabolicus che ci è connaturato, e l’immagine odierna che si offre agli occhi di tutti è innegabile: una regione devastata in tutte le sue componenti vitali, ridotta – anche per quanto concerne la divina arte di Ippocrate -  a pochi, isolati feudi, gestiti da baroni - con la b minuscola! -, personaggi senza carisma, abili solo nell’attuare comportamenti dallo stile tipicamente mafioso.

Gli ostacoli da superare non sono pochi. Un nuovo atteggiamento mentale improntato alla disponibilità,  all’apertura, al dialogo è la premessa indispensabile ad una ricomposizione delle fratture, alla realizzazione di un clima disteso in cui siano possibili proficua cooperazione e civile confronto, sempre tenendo a mente che è il paziente il centro dell’universo ippocratico.

I pallidi segnali di apertura che si intravedono sono aria fritta:  il nuovo tarda ad arrivare.

Nell’attesa, godiamoci la lettura di questo quinto numero che accoglie quale ospite d’onore la suadente amica Flora Zarola, che vive ed opera a Roma, valente neurologa e pittrice di successo, che ci introdurrà alla ‘Neuro-estetica’.

Tante le grandi firme dell' intellighenzia campana: da Franco Salerno, ospite fisso del nostro journal, ad Enrico Volpe, presente con due articoli, uno a carattere storico ed uno scientifico su un tema di cui è maestro, l’epilessia; dai validissimi cefalologi dell’età evolutiva, Marco Carotenuto e Maria Esposito, a  Ferdinando Pellegrino,  brillante autore di testi di psicosomatica;  da Alfonso Leo, originale e gradevole figura di neurologo e psicanalista a Marina Volpe, valente promessa del giornalismo, che ci allieterà con la storia sulle zeppole di San Giuseppe, evocando un ricordo di Goethe.

Ed ancora tante news relative ad eventi, passati e prossimi.

Le magiche atmosfere che solo le canzoni di Roberto Murolo sanno costruire renderanno più gradevole la lettura degli articoli, aiutandoci ancor più a rimuovere il nostro inglorioso presente. Oramai siamo rotti a tutto: simme ‘e Napule, paisà”.

 

 

 

 

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