“MANDO ALL’INFERNO I RECETTORI E RINASCO”

“I TELL RECEPTORS TO GO TO HELL AND I REDISCOVER LIFE”

 

Antonietta Amato, Gina D’Onofrio, Maria Rosaria Porcaro, Anna Maria Romano

Psicologhe, Ambulatorio Territoriale delle Cefalee, ASL SA

 

frantz@inwind.it; ginadonofrio@libero.it; maraporcaro@yahoo.it; annamariaromano6@virgilio.it

 

 

 

Parole chiave: dolore, emicrania, psicologia, sintomo

Introduzione

Un approccio “sistemico” al vasto e complesso mondo delle cefalee primarie non può prescindere da una prospettiva integrale nella quale vengono tenuti in considerazione una molteplicità di punti di osservazione. Un evento patologico può ad esempio essere osservato dal punto di vista della psicologia del profondo, che ricerca le implicazioni soggettive caratteristiche della persona, dal quello della medicina che misura soprattutto la oggettività della evidenza clinica, da quello antropologico culturale o sociologico, che tiene conto delle variabili culturali collettive che influenzano l'evento e da quello più ampiamente ecologico, che osserva come la organizzazione del nostro ambiente determini gli stati di salute o malattia.

Questo nostro contributo riferisce la storia di una paziente, M.,  una ragazza di 33 anni, segretaria di uno studio legale, che si rivolge allo specialista per un problema di mal di testa. Ha tentato diverse cure ma il problema persiste. Per questo motivo viene richiesto anche un consulto psicologico.

Questo caso viene fuori dall’insieme di diversi approcci terapeutici nell’ottica di un dialogo costruttivo.

 

Materiale e Metodi

La metodologia usata è una simulazione sulla base di stralci riferiti dalla paziente al terapeuta durante il suo percorso di analisi per scoprire il significato simbolico e il vantaggio secondario del sintomo cefalea di cui tanto soffriva.

Una voce narrante durante l’intervento spiegherà quanto le aspettative e le informazioni del paziente vengano stravolte nel momento in cui lei apprende in terapia che la causa del suo malessere potrebbe essere legata a un fattore più “intimo” e meno organico, un vissuto emozionale non elaborato di cui la paziente non è consapevole.

P: “Sono anni che vivo con un mal di testa che non mi abbandona mai, quando finalmente un giorno decisi di ascoltare il consiglio di una  mia amica e così mi  rivolsi ad uno specialista. L’idea di parlare con un neurologo mi faceva pensare che finalmente avevo trovato la strada per risolvere questo problema, ma fui molto sorpresa quando lui mi propose di fare una psicoterapia. Provai imbarazzo di fronte a quella richiesta perché pensai che io non avevo bisogno di uno psicologo. Non so bene cosa mi aspettasse e il fatto di dovermi mettere in discussione e parlare di me con qualcuno, mi creava disagio.”

Mettendosi sulla difensiva, la paziente comincia uno sproloquio sui sintomi che l’affliggono.

T: “Mi parli di sé, della sua vita, delle sue aspettative future

Di fronte a questa domanda la paziente si sentì spiazzata, non riusciva a capire qual era il nesso tra il malessere e il suo Io. Ma gradualmente accolse le domande del terapeuta raccontandosi, aprendo il suo profondo al terapeuta.

Dopo diversi colloqui, la paziente comincia a creare delle connessioni causali tra il sintomo e la sua vita, afflitta da problematiche quotidiane di vissuti ambivalenti nei confronti degli altri, gestiti con passività e implosione emozionale, generando un groviglio di rabbia inespressa che alimentava la patologia somatica.

 

Risultati

Dopo diversi incontri di terapia che di per sé scatenavano mal di testa alla paziente, la scoperta dell’utilizzo secondario dei sintomi, un’opportunità concessa del resto da ogni disturbo di origine somatica, insegna a M. che il mal di testa può essere un alleato, una specie di campanello di allarme che attiva la parte più intima di se stessa e, dopo aver imparato a decifrarlo, a capire perché arriva e a come combatterlo, ha acquistato più fiducia in se stessa.

 

Discussione e Conclusioni

In conclusione, potremmo avvicinarci all’emicrania non solo come un evento fisico, ma come a una speciale forma di dramma simbolico nel quale il paziente ha tradotto pensieri e sentimenti dal notevole carico emozionale. Così facendo, dovremmo poi affrontare il compito di “decodificarla” così come si interpreta  un sogno, alla ricerca del significato recondito dei sintomi manifesti.

 

Bibliografia

  1. Marty P., Aspects psychodinamiques de l'étude clinique de quelques cas de cèphalalgies, Rev. Franc Psychanal. 1951
  2.  Marty P., De M’Uzan M., David C., L’indagine psicosomatica, Boringhieri, 1971.
  3. Pini M., Aspetti psicopatologici delle cefalee primarie. Teorie, metodi e risultati della ricerca, Franco Angeli, 2006

 

 

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