CEFALEA E RUOLO DELLA DISFUNZIONE MIO-ARTICOLARE CERVICALE
MUSCLE-SKELETAL DYSFUNCTION IN THE DIAGNOSIS
OF CERVICOGENIC HEADACE
C. Gallo, Servizio di Fisioterapia, Nocera Inf. - ASL SA
ciro.gallo@email.it
La cefalea cervicogenica
Una disfunzione intervertebrale del tratto alto cervicale, può essere responsabile di un mal di testa “di origine cervicale” e pertanto definito cervicogenico.
In realtà la cefalea cervicogenica rappresenta un’entità patologica dai contorni a tratti sfumati e costituisce un argomento a tutt’oggi molto dibattuto, probabilmente per la incompletezza delle descrizioni cliniche e per la mancanza di una specificità dei criteri diagnostici.
L’ultima classificazione dell’ IHS, la ICHD-II, ormai risalente al 2004, la colloca in un sottogruppo delle cefalee secondarie attribuite ai disturbi del collo, e la connota con dei criteri clinici che, secondo la maggior parte degli autori e dei ricercatori, presentano delle limitazioni oggettive nel loro impiego nella routine clinica, nel loro utilizzo dell’attività ambulatoriale e ancor più per impostare un lavoro epidemiologico.
Questa generecità e questa “scarsa praticità” dei criteri può indurre in errore diagnostico il medico e ha portato a sottostimare statisticamente tale cefalea, cosa che contrasta con il numero di pazienti che traggono evidente miglioramento da un trattamento FKT appropriato e con i più recenti risultati di svariati trials clinici.
C’è quindi un’esigenza di ricerca di elementi diagnostici specifici, efficaci, di facile applicabilità, ed alternativi alla infiltrazione delle faccette articolari cervicali che rappresenta l’unico criterio “patognomonico” utilizzabile, ma invasivo e non di routinario utilizzo.
Vari studi hanno individuato degli elementi diagnostici mutuati dalla medicina manuale e dalla chiropratica che costituiscono un momento fondamentale ed un valore aggiunto alla fase diagnostica, facendo emergere un quadro più preciso della cefalea in questione.
Questa obbiettività è costituita da:
- dolore alla palpazione delle articolazioni C2-C3 e C3-C4 dal lato della cefalea abituale;
- tensione palpatoria dei muscoli sotto occipitali dal lato doloroso;
- presenza di dermo-cellulalgia in regione occipitale e/o parieto-temporo-mandibolare e/o sovra-orbitaria, da ricercare con la manovra del pincé-roulé o della frizione ove non applicabile la prima;
- diminuzione del range articolare nella rotazione del tratto cervicale superiore da ricercarsi con il cFRT (cervical flexion rotation test);
- riduzione della forza e della “tenuta” (dolenzia-dolore in isometria contrastata) da ricercare ancora con il cFRT.
Utilizzando questi criteri, dai recenti studi clinici è emerso il seguente quadro:
Cause disfunzioni mio-articolari: movimenti ripetuti; posture prolungate.
Strutture anatomiche interessate: articolazioni occipito-atlantoidea; articolazioni atlanto-epistrofeo
; articolazioni zigoapofisarie C2-C3, C3-C4; articolazioni unco-vertebrali; capsule articolari e dischi; legamenti e muscoli.
Meccanismo patogenetico: collegamento comune per la trasmissione nocicettiva fra i nervi spinali superiori ed il nucleo trigeminale discendente (Nucleo trigemino-cervicale)
Dati statistici
Prevalenza del 14 – 18% delle cefalee.
Età insorgenza media: 43 anni.
Predilige sesso femminile: (circa 3-4 ♀ : 1♂).
Categorie: Artigiani 55,7% Braccianti e manovali 28,3% Impiegati 10% Professionisti, bancari, altro 6% .
La diagnosi differenziale nei riguardi delle altre cefalee va fatta principalmente con la cefalea tensiva e con l’emicrania senza aura.
I trattamenti fisioterapici
Sono rappresentati da una vasta gamma di prestazioni che spaziano dal classico massaggio all’ultima forma di diatermia ma nell’elaborato sono state prese in considerazione solo quelle terapie supportate da validi lavori scientifici.
Manipolazioni vertebrali
Nel 25% dei pz. trattati risoluzione completa per oltre 6 mesi;
nel 40% dei pz. trattati risoluzione completa per 1 mese;
nel 35% miglioramento parziale e modesto o non risultati.
Rieducazione Motoria
Per ogni seduta:
mobilizzazioni passive a bassa ed alta velocità;
esercizi attivi a basso carico di allenamento;
stimolazioni neuromotorie con metodica di stabilizzazione ritmica e FNP.
Meccanismo: formazione di input afferenti modulanti la percezione del dolore.
Durata trattamento: 2–4 settimane (10 – 20 sedute).
Risultati: buoni in circa il 70% dei casi e fino a 8-12 mesi.
Risultati migliori e più durevoli si ottengono se la rieducazione motoria è seguita da un programma domiciliare in autotrattamento (vedi dopo).
Autotrattamento con esercizi contro resistenza elastica
Riducono sensibilmente la sintomatologia dolorosa della cefalea cervicogena e allungano gli intervalli liberi tra i vari episodi cefalalgici (Oginge M., 2006; Hall T,Chan H et al. 2007, 2008).
Gli esercizi sono facili da apprendere e semplici da eseguire. Derivano da una metodica denominata SNAG (self-sustained natural apophyseal glide): si utilizzano delle bande elastiche in lattice utilizzate negli esercizi a resistenza elastica che sono di facile reperibilità e di bassissimo costo.
Vanno svolti quotidianamente eseguendo 3 serie di 10 movimenti (da incrementare progressivamente fino 20 -25) sia verso destra che verso sinistra alternativamente per ogni serie e in ogni momento del singolo movimento va controllata la resistenza della tensione e detensione della banda elastica.
Si crea un controllo neuro-mio-artrocettivo modulatore per tutto l’arco di movimento e una stabilizzazione attiva dei muscoli del cingolo superiore.
TENS
Agisce con blocco delle afferenze nocicettive (gate-control) e con l’attivazione del sistema endorfinico. Da studi sulla loro efficacia nel trattamento della cefalea cervicogenica si è visto che la migliore risposta si ha alla somministrazione di TENS con frequenza di 100 Hz e durata dell’onda di 50 microsecondi (sfrutta il meccanismo del gate-control). Le applicazioni devono essere giornaliere, per 10 giorni e con sessioni di 30 min.
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