Atti del Congresso


LA NEUROLOGIA E L’ANIMA. DALLE ORIGINI A CARTESIO


NEUROLOGY AND THE SOUL: FROM THE ORIGINS UNTIL DESCARTES


D. Cassano,
Ambulatorio Territoriale delle Cefalee, ASL SA, Via S. Giordano, 7, Nocera Inferiore

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Riassunto: la dicotomia mente-cervello richiama al dualismo anima-corpo e ai tentativi di individuare nel sistema nervoso una sede per l’anima. Saranno ivi descritte alcune tra le principali teorie che attribuiscono all’anima una localizzazione cerebrale, dalle origini fino a Cartesio.

Parole chiave: anima, principio di coscienza, sensus communis, ventricoli cerebrali, cellulae

Le origini

Alle radici della cultura Occidentale, vi è la concezione di un mondo costituito da materia, sebbene con diverse caratteristiche. I quattro elementi – aria, acqua, fuoco e terra – mescolati, formano, secondo Empedocle, tutte le cose del mondo.
La parola psychè deriva dal greco psychò che significa soffiare, un’espressione materialistica che fa riferimento alla materia “leggera”, richiamante il respiro; simile al termine latino anima, che deriva dal greco anemos che significa aria o vento. Tertulliano, il filosofo latino, parlando degli psichici, intendeva riferirsi – sebbene in un contesto filosofico – ai “materialisti”. La parola nous, mente-intelligenza, introdotto da Anassagora, significa anche “materia leggera” (Andreoli, 1989).
Anche se questi termini esprimono una visione materialistica del mondo, in essi è anche contenuta una concezione non materialistica della realtà. Nel corso dei secoli, queste due tendenze – materialistica e non materialistica (o spiritualistica) – si sono alternate e raramente una ha prevalso sull’altra in maniera esclusiva.
Emblematica, al proposito, è l’iconografia della Genesi che mostra il Creatore che soffia su un corpo modellato, esprimendo in tal modo l’ “aggiunta” al corpo umano dell’anima, il principio essenziale per cui un essere vive ed agisce. Giacchè le azioni più elevate sono quelle consce e, più specificamente, quelle del pensiero e della volontà, ciò implica che il concetto di anima è stato identificato più propriamente con quello di principio di coscienza (Mazzantini, 1967). In tal senso, vari tentativi sono stati fatti per individuare nel sistema nervoso una sede per l’anima, cercando di definire le sue operazioni vitali e i suoi fondamentali meccanismi.
Analizzeremo in questo scritto alcune delle principali teorie che attribuiscono all’anima una localizzazione cerebrale, a partire dagli albori del pensiero, il periodo greco, con i suoi due più grandi rappresentanti, fino a Cartesio.

I filosofi greci

 Nel dipinto di Raffaello, La Scuola di Atene, dominano le figure di Aristotele e Platone (Fig. 1), quest’ultimo recante con sé un volume, il Timeo. In questo lavoro di Platone, troviamo una sintesi originale delle varie dottrine filosofiche del tempo ed elaborata, in modo sistematico, una concezione dell’anima correlata alle varie funzioni cognitive, comportamentali e sensori-motorie.
L’anima è divisa in due parti, immortale e mortale,  ed è localizzata nel tessuto parenchimale del sistema nervoso.
La parte immortale, divina (noeticon) è quella razionale che controlla intelletto, ragione, sensazione e l’attività motoria volontaria. Essa è ubicata nella parte più alta del midollo del sistema nervoso, quella “globulare” della cavità cranica, simile alla forma della terra. Questa porzione immortale dell’anima è separata da quella mortale attraverso il collo che costituisce un istmo tra la testa e il torace.
L’anima mortale  soggiace a “irresistibili passioni” (quali il piacere, dolore, coraggio e paura, rabbia, speranza) ed emozione. Essa ha sede nel torace, entro il canale vertebrale ed è suddivisa mediante il diaframma in due porzioni: la parte migliore, affettiva (tumos) controlla il coraggio, l'ambizione e l’impetuosità ed è localizzata più vicina alla testa tra il diaframma e il collo; la parte peggiore (epitumeticon) riguarda gli appetiti ed è confinata allo stomaco e cavità pelvica, come una bestia non addomesticata in una stalla, lontana da ogni possibile danno.
Il midollo spinale viene aiutato nelle sue operazioni da due organi viscerali: il cuore e il fegato.
Il cuore è correlato a quella parte dell’anima che controlla le emozioni, nel tratto toracico del midollo spinale - essendo familiari le palpitazioni del cuore connesse alle emozioni.
Il fegato è correlato all’anima vegetativa nel midollo lombosacrale. La capsula glissoniana del fegato, sostenuta dalla milza, ritenuta un tessuto di pulitura, costituisce una sorta di specchio in cui le facoltà razionali controllano l’anima vegetativa, tendenti a guidare le sue attività (Cornford, 1952).
La concezione aristotelica dell’anima, sempre riferendoci ad un modello funzionale, ritiene l’uomo un’unità indivisibile fatta di corpo ed anima; nell’àmbito dell’anima vengono distinte tre operazioni attive: razionale, sensitiva e vegetativa. Riguardo all’anima sensitiva, il filosofo greco identifica ciascuno degli organi di senso e fornisce evidenza della loro importanza per la percezione. Egli ritiene altresì che i vari messaggi afferenti, derivanti dai vari recettori, essenziali per la conoscenza del mondo esterno, siano non frammentati ma integrati mediante un meccanismo coordinatore unitario: il sensus communis (Hicks, 1907).

Galeno e il galenismo

Passando al periodo Romano, la figura di Galeno (131-201 d.C.) sembra essere fondamentale (Fig. 2): con la sua autorità, egli dominò per circa 1700 anni non solo la medicina ma anche il campo dell’umana conoscenza. Costui rielaborò i concetti dell’antica Grecia, modificando lo schema proposto da Platone, attribuendo agli organi viscerali le funzioni previamente conferite al midollo spinale (Benedicenti, 1924).
Galeno propone una teoria (Fig. 3), il cui punto di partenza è rappresentato dagli spiriti naturali che si formano nel fegato a seguito di un processo di elaborazione di prodotti digestivi ivi giunti attraverso la vena
porta.


Questi spiriti naturali portano nutrimento, attraverso le vene, a tutto il corpo. Alcuni giungono al cuore, passando attraverso il setto, mischiandosi con materiale derivato dai polmoni, per formare gli spiriti vitali, ed andare, attraverso le vene, a tutte le parti del corpo, formando il calore e tutti gli altri elementi necessari (Montalenti, 1962). Alcuni spiriti vitali passano alla base del cervello, filtrati da una “meravigliosa” rete capillare - la rete mirabilis – e si mescolano con l’aria inspirata nei ventricoli cerebrali per formare gli spiriti animali, conferendo dunque all’anima la funzione di “principio vitale”.
La fisiologia del tempo considerava la respirazione cerebrale come un processo attivo, simile alla respirazione toracica: i ventricoli cerebrali assumono un ruolo fondamentale in quanto costituiscono una sorta di pompa che aspira il pneuma psichico o spirito animale, attraverso la base cranica porosa; dai ventricoli cerebrali, il pneuma psichico attraversando i nervi (anche vuoti) giunge ai muscoli ed agli organi periferici che controllano i sensi, provvedendo in tal modo alle funzioni sensoriali e motorie.
L’eliminazione delle scorie avveniva in diversi modi: i prodotti più pesanti - di formazione liquida, derivati dall’attività degli spiriti animali – venivano drenati sotto forma di flemma, passando attraverso l’infundibolo, la ghiandola pineale e la base cranica, fino a giungere nel nasofaringe per l’escrezione dalle cavità nasale ed orale. Le più leggere, quelle gassose, emergevano al vertice della testa, attraverso le suture craniche. Queste elaborazioni pneumatologiche di Galeno costituivano i fondamenti di tutta la fisiologia nell’antichità (Magoun, 1958).
Galeno elabora una visione più approfondita della fisiologia cerebrale. Egli investigò quest’ organo per dissezione attiva e fu colpito da questa divisione nelle parti anteriore e posteriore da parte del tentorio del cervelletto. Propose pertanto un modello funzionale in cui la parte anteriore del cervello, più leggera,  elaborava l’informazione sensoriale mentre quella posteriore, più pesante, processava la funzione motoria.

La medicina alessandrina, che influenzava considerevolmente questa concezione, suddivideva il cervello in tre aree a forma di camera – ventricoli anteriori, medi e posteriori – in cui sono localizzati gli spiriti animali (Fig. 4). L’anatomia antica era solita assimilare le formazioni anatomiche a vari oggetti del mondo esterno: il cervello, con le sue tre camere, veniva paragonato alla struttura di un tempio, suddiviso in tre parti (vestibulum, consistorium, apotheca) e, per questo, chiamato “il tempio dell’anima”.
Nei secoli successivi, per più di mille anni, nessuna nuova teoria o ulteriori sviluppi furono descritti. C’era una rispettosa e dogmatica aderenza ai concetti espressi nell’antichità, confermati in differenti modi, mai modificando la struttura logica della teoria: il comportamento degli studiosi era orientato alla conferma delle teorie dei maestri piuttosto che allo studio della natura. Questi insegnamenti di Galeno dominarono senza essere modificati fino al tardo Rinascimento.
Per comprendere quanto fosse diffuso il movimento medico ed intellettuale definito come Galenismo, è sufficiente ricordare, come esempio, che Galeno, riguardo al septum cordis, aveva sostenuto che c’era un foro che separava i due ventricoli, attraverso cui le sostanze digestive vengono mescolate con l’aria. Perciò molti anatomisti fino al XVII secolo videro e descrissero questo foro che non esisteva (Benedicenti, 1924). Anche uno dei più audaci, Berengario da Carpi, timidamente affermava che questo foro  non è chiaramente visibile nell’uomo ma non se ne può assolutamente negare la sua esistenza.
Miguel Servet (1511-1553) un eretico spagnolo mandato al rogo da Calvino, fu autore di un importante testo teologico (Christianismi Restitutio, 1553), in cui per la prima volta compare una descrizione sulla piccola circolazione che negava l’esistenza del foro nel setto cardiaco ma ciò è sconfermato da Riolano, nel XVII secolo, che descrive questo foro, concludendo che se qualcuno non lo trova è a causa dei cambiamenti intervenuti nel corpo umano nel corso dei secoli. In altre parole, il corpo umano è cambiato ma Galeno non va contraddetto perché non può sbagliare (Montalenti, 1962).

L’età medievale
In questo periodo, informazioni utili ci derivano dalle miniature di manoscritti, poco inclini più ad una rappresentazione figurativa di tipo realistico, più indulgenti  ad una stilizzazione talora estrema, col risultato che  molto spesso l’illustrazione anatomica diviene inaccurata.
Nei successivi 1000 anni, i ventricoli cerebrali furono ritenuti la sede delle facoltà mentali, essendo la cavità cranica ritenuta come suddivisa in un variabile numero di compartimenti (da tre a cinque), chiamati cellulae,  ciascuna con una specifica connotazione.
Alcune funzioni sono costantemente rappresentate (ad es. il sensus communis nella camera anteriore e la memoria nella camera posteriore) mentre altre (quali pars imaginativa, cogitativa ed aestimativa) sono localizzate in maniera differentei.
Degno d’interesse al proposito è un testo, noto come Manoscritto Wellcome 290, che si trova nella Libreria del Wellcome Institute di Storia della Medicina di Londra, una collezione illustrata di testi anatomici scritti non in Latino ma nel Middle English, la lingua parlata in Inghilterra dal XII al XVI secolo, in tal modo compresa anche da lettori che non erano ben acculturati (Getz Faye, 1984). La seconda sezione del manoscritto consiste in una lezione di Anatomia, intitolata Anatomia del Maiale, attribuita a Cofone, un Maestro della Scuola Medica Salernitana, di cui conosciamo molto poco.



Gli antichi anatomisti incontravano molte difficoltà nello studio del corpo umano. In questo testo (Fig. 5), Cofone spiega le ragioni che lo hanno indotto a dissezionare il maiale, affermando che “animali come le scimmie sono simili a noi nella sembianza esterna mentre altri, come il maiale, sono simili nella loro struttura interna”. Per questo motivo il maiale è l’oggetto di una lezione di anatomia. Nell’esame post-mortem, i vari organi interni sono estratti, compreso il cervello. Di tale nobile organo vengono descritti i ventricoli ed un tessuto soffice “intrecciato come una rete” con vene ed arterie che nutrono il cervello: esso è chiamato pia mater per le sue qualità nutritive e protettive. All’esterno vi è la dura mater, più resistente, ma anche fatta di vene ed arterie (Cofone, Anatomia Porci in Collectio Salernitana, De Renzi, 1967).  Molti studi condotti sugli animali furono estrapolati all’uomo.
 

 

 


Nelle figure 6 e 7, tratte dal testo sopra menzionato, si può vedere che il cervello è suddiviso in quattro cellulae, corrispondenti ai quattro cerchi rappresentati su entrambi i lati della testa. La prima camera (anterior cellula), corrispondente al cerchio situato in alto a sinistra, è il sensus communis. Sulla destra è raffigurata la cellula imaginativa (che non corrisponde a quella facoltà creativa definita come immaginazione ma è il sito dove le immagini giungono provenienti dal sensus communis). La terza cellula è chiamata aestimativa o cognitiva, dove i giudizi razionali insorgono sulla base di tutto ciò che deriva dal sensus communis: questo è il ventricolo in cui giace il pensiero. Il cerchio destro rappresenta il posteriore, ventricolo estremo, dove è localizzata la memoria, contenente tutta l’esperienza (Getz Faye, 1984).
 


 


Galeno considerava i ventricoli anteriori come doppi (fig. 8) sebbene vengano mostrati come singoli in vedute laterali della testa. Ciò è correlato non a qualche concetto di lateralità ma a una preservazione di questa specifica funzione se uno di loro è compromesso,  sebbene la sopravvivenza è impossibile se entrambi sono colpiti; le sensazioni derivanti da entrambe le metà del corpo dai cinque sensi (vista, udito, tatto, olfatto e gusto) trasmesse attraverso i nervi convergono al sensus communis (Fig. 9) dove sono integrate ed unificate, fornendo in tal modo una impressione unitaria, singola, impari dell’ambiente esterno (Magoun, 1958).

 

 

 

 

Gli anatomisti medioevali comparavano il cervello alla cera, perchè soffice (sì da ricevere le impressioni sensoriali, così come la cera riceve il sigillo) e bianca (perché senza sangue).
La parte frontale del cervello che riceve l’informazione sensoriale è più calda rispetto a quella posteriore, per tale motivo più soffice e di conseguenza più sensibile all’entrata di dati provenienti dai sensi. Il ventricolo medio, più freddo di quello anteriore, ha la forma di un serpente o un verme attorcigliato con la testa verso la fronte, per “succhiare” l’informazione sensoriale e poi rilasciarla come una molla a spirale nella parte posteriore, sì da scaricare ed imprimere i dati nella parte più fredda e ritentiva del cervello, il ventricolo della memoria (Getz Faye, 1984).

 

 

 

Nella Fig. 10, gli organi sensoriali sono connessi col sensus communis localizzato nella parte frontale del ventricolo anteriore, mentre nel ventricolo medio sono localizzate la pars cogitativa ed aestimativa (facoltà del pensiero e del giudizio), unite alla camera anteriore tramite il verme con due espansioni laterali a mo’ di corno; nel ventricolo posteriore è localizzata la memoria.

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Nella fig. 11, gli organi sensoriali sono rappresentati nella testa, il tatto nel collo; le connessioni tra i due occhi raggiungono il sensus communis mediante una ben definita decussazione.
Ai tempi dei Greci e Romani, vi erano osservazioni che il danno ad un lato della testa causava un coinvolgimento crociato unilaterale del corpo (sebbene una chiara comprensione delle vie motorie non esisteva).

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La Fig. 12 mostra le connessioni tra la cellula anteriore e i vari forami della testa (naso, bocca, orecchio, occhio chiamate rispettivamente flematica, sanguinea, colerica, melanconica purgatur). Tutti e quattro i classici umori sono escreti attraverso i fori cranici: l’umore melanconico attraverso la secrezione lacrimale mentre la bile gialla tramite l’orecchio per dare il suo prodotto, la cera.

 

 

 



Conclusioni
Con l’avvento del Rinascimento, nonostante l’insorgenza degli studi anatomici, la neuroanatomia e di conseguenza, la fisiologia cerebrale non potevano svilupparsi così come avveniva per la cardiologia o la miologia, non essendo in grado, le prime, di distaccarsi dai concetti espressi dai “Sacri” Maestri dell’antichità. Le ripercussioni di questa imostazione sono state evidenti per i secoli successivi: Cartesio, malgrado i nuovi concetti sulla circolazione del sangue espressi da Harvey, elaborava una teoria dell’anima localizzata in una struttura cerebrale, asimmetrica e mediana quale la ghiandola pineale, richiamandosi direttamente a Galeno.
Concludiamo col citare una frase di Eccles, il grande neuroscienziato, che allude al relativismo del pensiero umano, esprimendo così il fascino dello sconosciuto ed indefinito rispetto ad un problema quale la dicotomia mente-cervello ben lungi dall’essere risolto: “How intimately our thinking is dependent upon what is known anatomically”.


Bibliografia

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