LA FORTUNA
L'attualità dell'opera nell'Italia di oggi:
dal "Così fan tutte" a "Lo faccio pure io"
Nel corso del tempo, l’opera non raccoglie unanimità di consensi. Il soggetto è giudicato divertente ma inverosimile: macchinosa sembra la stessa ambientazione a Napoli delle due dame ferraresi e dei due ricchi albanesi.
L’impatto iniziale dei viennesi con Così fan tutte fu alquanto positivo. Il conte Zinzerdorf loda incondizionatamente l’opera di Mozart. Nel suo diario scrive: “musica deliziosa e soggetto piuttosto divertente”. Vi furono cinque repliche prima della morte di Giuseppe II (2 febbraio 1790) e dopo il lutto di stato altre quattro fra giugno ed agosto. L’opera invero nasceva in un momento poco fortunato dal punto di vista economico: il successore di Giuseppe II, il granduca di Toscana Leopoldo, riduceva le spese voluttuarie, tra cui rientravano quelle artistiche. A Vienna l’opera non doveva ricomparire prima di sessant’anni.
Con Mozart in vita, il Così fan tutte apparve in tedesco nel 1791 a Magonza e Francoforte e nello stesso anno in italiano a Lipsia, Praga, Dresda, ripreso dalla compagnia dell’impresario regista Domenico Guardasoni.
Per la ripresa di Francoforte riportiamo un commento dell’attore tedesco Friedrich Ludwig Schroeder: “Così fan tutte è una cosa miserabile, vi vengono degradate le donne, pertanto non può piacere al pubblico femminile e non potrà aver fortuna”. Nasceva l’ostilità moralistica che doveva di lì a poco travolgere l’opera.
Già all’inizio dell’Ottocento si comincia a far distinzione tra malvagità del libretto e qualità della musica. Il biografo mozartiano Franz Niemetschek (1808) scrive “Ci si chiede come la gran mente di Mozart potesse abbassarsi a sprecare le sue divine melodie per un testo tanto debole e raffazzonato”. Nell’Ottocento romantico, il Così fan tutte è accusato di cinismo. Scattano reazioni violente, quasi di disgusto, per cui nel corso del secolo si assiste a tutta una serie di rimaneggiamenti del testo - in Germania si arriva addirittura a sostituire il libretto originale di Da Ponte con una storia di Shakespeare - espressione dell’indigeribilità dell’opera da parte del pubblico borghese. Le poche esecuzioni ottocentesche nei principali teatri europei furono successi contrastati.
Tra i nomi illustri che ne hanno praticato una stroncatura si annoverano Beethoven e Wagner, mentre benevolo è stato il giudizio del drammaturgo irlandese George Bernard Shaw, entusiasta quello del musicologo Alfred Einstein.
Alla Scala l’opera apparve nel 1807, vi ritornò nel 1814 e non più fino al 1941. Bisogna attendere tempi più vicini ai nostri perché l’opera si inserisca stabilmente nel repertorio mozartiano. Ad ogni buon conto, quello che non piace all’Ottocento, il conflitto tra desideri e ragione, costituisce il motivo del successo del Così fan tutte ai giorni nostri.
Un’ultima considerazione: la “struggente” attualità del testo nell’Italia dei nostri giorni. Se si considerano i rapidi cambiamenti del costume nazionale a cui abbiamo assistito negli ultimi anni – passati come siamo dagli idioti di talento, baciati dal “centro-sinistra”, alle “zoccole” per vocazione sponsorizzate dal “centro-destra”– il testo sembra rispecchiare in pieno l’odierno, dominante orientamento. Per rendere bene il tutto, un piccolo aggiustamento nel titolo: da Così fan tutte a “Lo faccio pure io”.