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Salerno, Costiera amalfitana, Paestum

Breve viaggio in provincia


SALERNO

“Quant’è bello guardare, come Ulisse, in un giorno chiaro il Golfo di Salerno verso sud-est,
con sullo sfondo la ripida costa afosa e le montagne cristalline.

Si abbandonano gli dei di oggi e si scopre un nuovo se stesso perduto, mediterraneo…”
David H. Lawrence, 1920

Salerno è una sintesi affascinante di quanto il Mediterraneo possa offrire a coloro che vogliano conoscerlo più da vicino. La sua provincia è la più estesa della Campania: Essa include anche la  divina Costiera Amalfitana e l’area archeologica di Paestum.
Dall’alto, nell’abbagliante cornice del mare e del cielo, Salerno è come aggrappata ai fianchi della montagna, in una posizione spettacolare sul golfo.
La città divenne il centro più fiorente del Mezzogiorno con la conquista dei Longobardinell’VIII secolo, in particolare con il duca Arechi II.
Sede del Principato, Salerno conobbe un periodo di splendore, diventando anche un importante centro di studi con la celebre Scuola Medica Salernitana, la più antica istituzione medica dell’occidente.
Dopo i Longobardi, furono i Normanni e poi gli Svevi a favorire la crescita della città, che si arrestò solo nel XVI secolo, quando il potere passò nelle mani degli Spagnoli. Nel settembre 1943 Salerno fu teatro dello sbarco degli alleati.


Oggi Salerno è una città in piena rinascita, teatro di una trasformazione in città-laboratorio, modello di rilancio urbano di rilievo internazionale.
Cuore della città è il quartiere medievale, la cui arteria principale è via dei Mercanti. Le strade strette, oggi ricche di negozi, seguono le tracce dell’impianto urbanistico medievale conservando splendidi palazzi d’epoca e gran parte dell’architettura religiosa.

Il duomo (XI secolo)
Costruito intorno al 1080 per volere di Roberto il Guiscardo e dedicato a San Matteo, sorge in un’area molto stratificata: su una chiesa paleocristiana eretta a sua volta sulle rovine di un tempio romano. Ha subito nel corso dei secoli diversi interventi di ristrutturazione e l’aspetto attuale rispecchia il rifacimento di epoca barocca mentre, dell’originario impianto romanico restano elementi decorativi nella chiesa, il campanile e l’atrio. Quest’ultimo, circondato da un porticato retto da 28 colonne con archi a tutto sesto rialzato, custodisce sarcofagi romani e medievali. La chiesa è a pianta a croce latina con tre navate, transetto e abside. Decorata da resti di affreschi, reperti di epoca romana e amboni del XII secolo con sculture e mosaici bizantini, la cattedrale è un vero Pantheon di Salerno. Dalla zona absidale si scende nella cripta ove si conservano le reliquie del santo patrono della città. Una scenografia architettonica di linee e curve intrecciate, progettata da Domenico e Giulio Cesare Fontana con stucchi e affreschi barocchi. Suggestiva la statua bifronte di San Matteo con doppio altare da dove posson essere celebrate due messe.

Da non perdere il vicino Museo Archeologico Provinciale, nel complesso monumentale di San Benedetto, uno dei musei topografici più interessanti della Campania.
Fulcro della vita commerciale cittadina sono i quartieri ottocenteschi nei pressi del bel lungomare Trieste, uno dei più lunghi d’Italia, fiancheggiato da palme, dal quale si può godere la bella vista sul golfo.
Il Teatro Verdi, inaugurato nel 1872, con ambienti traboccanti di decorazioni ispirate a motivi rinascimentali  e ai modelli dell’antichità classica, è uno dei poli culturali della città.
Un’oasi di verde è la Villa Comunale, il bel giardino pubblico; alzando gli occhi verso le colline che sovrastano la città si vede l’imponente Castello di Arechi, da cui si gode di un incantevole panorama.

Il castello Arechi
Il castello, che si trova sul monte Bonadies che sovrasta la città, prende il nome dal condottiero longobardo Arechi II, che nell’VIII secolo fece costruire il poderoso sistema difensivo di cui il castello fa parte.
La fortezza non fu mai espugnata, anche se Gisulfo II, ultimo principe longobardo di Salerno, si arrese ai Normanni dopo un lunghissimo assedio.
In seguito il castello ha conosciuto alterne fortune, fino a quando, nel XVII secolo, mutati i sistemi di difesa, cominciò il suo declino. Dopo il restauro è stato aperto al pubblico il museo del castello di Arechi, al cui interno si possono trovare ceramiche e reperti provenienti dal castello stesso. In più, i lavori di restauro hanno permesso la realizzazione anche di sale per mostre, conferenze e congressi.


LA COSTIERA AMALFITANA

Il giorno del giudizio, per gli amalfitani che andranno in paradiso, sarà un giorno come tutti gli altri.
Renato Fucini, 1878

La bellezza incomparabile della Costiera Amalfitana ha incantato viaggiatori di ogni angolo della terra. Le terrazze di un verde rigoglioso, sospese sul mare scintillante, il patrimonio d’arte e le architetture caratteristiche ne fanno uno dei luoghi più celebri del mondo: selvaggia, ardita e romantica, la Costiera è una meta obbligata nel corso di un viaggio in Italia. Dal punto di vista geografico la “costa delle Sirene” costituisce il versante meridionale della Penisola Sorrentina, che chiude a nord il golfo di Salerno. Il paesaggio è caratterizzato da possenti scogliere che sprofondano nel mare, ricco di baie e insenature come la splendida Grotta dello Smeraldo a Concadei Marini e il Fiordo di Furore. Tra pendenze vertiginose, strapiombi e rupi scoscese, vi sono luoghi dove la natura è quasi completamente incontaminata, come l’Oasi di Vallone di Porto. I paesini che costellano la “divina costiera” sono tutti da esplorare, godendone il mare blu, i panorami stupefacenti, le bellezze artistiche, la vivace vita mondana.  Ma anche facendo acquisti nelle caratteristiche boutiques della “moda di Positano” e nelle botteghe della ceramica vietrese, o gustando la cucina tradizionale.

VIETRI SUL MARE

“Non ho veduto luoghi più graziosi. Il primo che s’incontra è Maiori... Le strade ed i
sentieri solitari e tranquilli si addentrano nei monti dai quali scaturiscono acque
limpide e fresche. Tanta solitudine romantica ricrea l’animo e fa nascere il desiderio
di vivere colà tranquilli, o almeno di trascorrervi un’estate.”
Ferdinand Gregorovius, 1861

Alla base della Costiera Amalfitana, nella parte rivolta al golfo di Salerno, Vietri sul Mare domina dall’alto la piccola Valle di Bonea, ergendosi sui bastioni di roccia calcarea digradanti fino alla costa.Con le sue chiesette dalle cupole maiolicate e le piccole case dalle tegole di cotto, Vietri appare sospesa tra cielo e mare. Nell’antichità fu città etrusca, subì successivamente la dominazione dei Sanniti, Lucani e infine dei Romani. La chiesa di San Giovanni Battista, del XVII secolo, con la sua maestosa cupola e l’elevato campanile, è situata nel punto più alto del centro storico. L’industria della ceramica per cui Vietri è celebre nel mondo era fiorente già dal Medioevo. Artigiani e artisti nei secoli hanno realizzato pezzi preziosi, unaparte dei quali si può ammirare nel Museo della Ceramica Vietrese, situato nella torretta-belvedere
di Villa Guariglia, in località Raìto.

La ceramica di Vietri
La felice posizione della città, la ricchezza d’acqua, le colline ricche di legname, sono tutti elementi che hanno favorito nel corso degli anni lo sviluppo delle fabbriche. Il giallo e il blu, i colori della natura e del mare, i limoni e i grappoli d’uva si ritrovano nelle vivaci decorazioni della
ceramica di Vietri, piccoli capolavori. È divertente girare, cercare nei numerosissimi negozi, entrare nelle fabbriche, lasciare che in quel turbinio
di idee e di colori qualcosa colpisca la fantasia. La scelta è quasi infinita e ogni bottega si distingue per stile e scelta di decori.

 

CETARA
Poco dopo Vietri s’incontra Cetara. È’ sempre stata un borgo di pescatori, e infatti il suo nome deriva dal latino cetaria, tonnara. Questo paesino dalla pittoresca architettura bianca, con la sua spiaggia raccolta, è uno dei gioielli della Costiera.
Tra l’edilizia spontanea fatta di casette cubiche spicca la chiesa di San Pietro con la cupola maiolicata e il campanile duecentesco a bifore.

La colatura di alici di Cetara
Cetara è nota ai buongustai per questo “distillato”, ottenuto attraverso un particolare trattamento di salatura delle alici pescate nel golfo di Salerno.
La colatura pare sia una nobile discendente del garum, l’antica salsa di pesce utilizzata dai Romani per insaporire i loro piatti.
Il prezioso liquido si ricava attraverso la pressatura delle alici.


ERCHIE
A pochi chilometri si trova Erchie, con la torre su una roccia che separa due spiaggette.
L’abbazia benedettina di Santa Maria de Erchie, fondata nel 980 e soppressa nel 1451, diede nome a questo luogo, oggi meta di turisti soprattutto d’estate.
Questo piccolo borgo, con le caratteristiche case bianche, le deliziose spiaggette e il mare cristallino è l’ideale per chi cerca un po’ di relax a contatto con la natura.

 

MAIORI
Con la sua lunghissima spiaggia e il bel lungomare, Maiori vanta il patrimonio turistico-alberghiero più notevole della zona. Ruderi di castelli e torri testimoniano il suo splendore nel Medioevo, quando era circondata e difesa da mura e fortificazioni. Domina l’abitato la chiesa di Santa Maria a Mare: il 15 agosto qui si commemora con festeggiamenti un evento del 1204, quando dei marinai ripescarono una statua della Vergine che una nave proveniente da Costantinopoli, rifugiatasi per una tempesta a Maiori, era stata costretta a gettare in mare. Sull’altare maggiore una scultura lignea del ‘400 raffigura la Madonna col Bambino; una raccolta di opere d’arte è custodita nel Museo della Sacrestia e nella cripta sottostante.  Di origine medievale è il popolare santuario dedicato alla Madonna delle Grazie, ricostruito nel ‘700. Da vedere l’insolito complesso rupestre di Santa Maria de Olearia, una badia benedettina edificata nel mille. Negli edifici aggrappati alle rocce, in una delle grotte naturali della zona, si aprono sale, cappelle, piccoli portici affrescati. Con una gita in barca si possono visitare la Grotta Sulfurea e la Grotta Pandora. La prima è ricca di acqua sulfureo-magnesiaca con proprietà curative; nella seconda, lo scenario verde smeraldo, le stalattiti e stalagmiti creano uno scenario indimenticabile. Molte testimonianze del passato anche nei dintorni di Minori, graziosa località balneare, come una grande villa rustica.

MINORI
Località balneare incantevole, Minori, con le sue casette rosa a dominare la piccola spiaggia, offre al turista anche un paesaggio splendido. Per la posizione felice sulla costa fu scelta nell’antichità dai Romani come luogo in cui dedicarsi all’otium, come testimoniato da numerosi resti, tra cui la Villa Romana (I sec. D.C.), un grandioso complesso archeologico (2.500 metri quadrati): da ammirare il viridarium, il triclinio-ninfeo, gli splendidi mosaici.Al Museo dell’Antiquarium sono custoditi reperti risalenti al I secolo a.C. Nel centro, vicino al porticciolo, si erge la basilica di Santa Trofimena, patrona della città, costruita nel XII secolo. Molte altre chiesette e torri costellano il territorio comunale.

RAVELLO

“assai presso a Salerno è una costa sopra ‘l mare riguardante, la quale gli
abitanti chiamano la costa d’Amalfi, piena di picciole città, di giardini e di fontane, e
d’uomini ricchi e procaccianti in atto di mercatantia sì come alcuni altri.
Tra le quali
città dette n’è una chiamata Ravello.”
Giovanni Boccaccio, 1351

Una delle gemme della Costiera Amalfitana è Ravello, a 350 metri di altezza, dove effetti di luce e architetture magiche creano una visione d’intensità rara. Il suo nome è già immortalato nel Decamerone di Boccaccio. Famosa per la sua atmosfera di tranquilla serenità, Ravello offre gioielli architettonici di rara eleganza. Basti pensare al Duomo (XI secolo) dedicato a san Pantaleone, ricco di tesori artistici, tra i quali la porta centrale di bronzo, adorna di 54 formelle.
Sulla destra del Duomo una torre quadrata segnala l’ingresso alla Villa Rufolo. Immerse in un vasto parco di flora mediterranea ed esotica, le strutture originarie della villa risalgono al XIII secolo; ancora oggi sono evidenti aspetti architettonici arabo-siculi. Splendido il colonnato policromo arabeggiante del chiostro. Il giardino è uno dei più belli della Campania. La natura e l’opera dell’uomo concorrono a creare un’atmosfera di estrema suggestione: viali fiancheggiati da tigli e cipressi, cascate di fiori. Dal belvedere appare sconfinato il mare. Nel giardino della villa si tengono ogni anno, d’estate, i concerti del Ravello Festival. Wagner trovò proprio nel giardino di Villa Rufolo ispirazione per il giardino di Klingsor del suo Parsifal.Villa Cimbrone in origine era un semplice fondo rustico. Venne acquistato nel 1904 da Ernest William Beckett, che lo trasformò in una villa di eccezionale fascino. Ospitò personaggi celebri, da Winston Churchill a Greta Garbo. Un’atmosfera particolare si respira nel chiostro della villa, che presenta elementi antichi di stile arabo-siculo. Il belvedere è una terrazza sull’infinito senza eguali nel mondo. Meritano una visita anche la chiesa di San Giovanni del Toro, costruita nel XII secolo, che accoglie un bellissimo pergamo adorno di ricchi mosaici, e quella di Santa Maria a Gradillo, del XII secolo. Interessante il Museo del Corallo, che espone manufatti in corallo, cammei, madreperle incise e conchiglie, dall’epoca romana al secolo scorso. Vicinissima a Ravello è Scala, uno degli angoli più pittoreschi della costiera. Il suo Duomo custodisce una Deposizione lignea del ‘200.

ARTISTI A RAVELLO
Oltre a Wagner, musicisti,scrittori e artisti hannotrovato a Ravello un ‘luogo dell’anima’: le invenzioni del Peer Gynt di Grieg debbono molto ai boschi di Ravello. Toscanini, Leonard Bernstein, Rostropovich, Bruno Walter trascorsero qui giorni sereni. Ravello ha ospitato tra gli altri Mirò, Escher, e, all’inizio dell’Ottocento, Turner, le cui mirabili vedute della costiera sono alla Tate Gallery, e Ruskin, scrittore e critico d’arte.  Forster, autore di Camera con vista, descrive scorci del paese; David Herbert Lawrence scrisse qui numerosi capitoli de L’amante di lady Chatterley e André Gide vi ambientò parte del romanzo L’immoralista. Molti altri vennero per godere di una bellezza irripetibile o per stabilirsi per sempre: Virginia Woolf, Paul Valéry, Graham Greene, Tennessee Williams, Rafael Alberti, Gore Vidal.

DA AMALFI A POSITANO

Lo strapiombo aereo di Amalfi è immerso nelle reti di colori puri che non ripetono i contrasti pigri e nauseanti
di certe stagioni tropicali famose nei tracciati dei grandi
viaggi.
Qui è il giardino che cerchiamo sempre e inutilmente dopo i luoghi perfetti dell’infanzia.

Salvatore Quasimodo, 1966

ATRANI
Quasi unita ad Amalfi, Atrani conserva nell’intrico di stradine, scale e cavalcavia il suo tessuto medioevale. Al tempo della Repubblica Amalfitana, Atrani era abitata dalle famiglie più nobili. Qui i dogi venivano incoronati e seppelliti.
Tra vicoletti, archi, cortili, piazzali, con le sue “scalinatelle” tipiche, sembra un piccolo presepe lambito dal mare.
Atrani si affaccia sull’acqua con il caratteristico profilo della chiesa della Maddalena (1274) che culmina nel campanile e nella cupola decorati con maioliche di colori vivaci. La chiesa di San Salvatore de’ Bireto, sulla piazzetta Umberto I, in stile neoclassico, fu fondata nel 940. In questa chiesa si svolgevano le cerimonie di elezione e di insediamento dei dogi della Repubblica.
La Grotta dei Santi è raggiungibile dalla strada statale. Qui sono visibili i ruderi dell’antico monastero benedettino dei Santi Quirico e Giulitta, fondato nel 986. La piccola grotta è decorata con affreschi in stile bizantino risalente al XII secolo.

Le scale della Costiera
Cosa sarebbe la Costiera Amalfitana senza le sue scale? Sono dappertutto: il tratto caratteristico dei suoi paesini, mezzo di comunicazione agile e indispensabile per superare dislivelli impervi. In poco tempo il turista fa l’abitudine a questo sforzo,
apprezzandone l’aspetto pittoresco e soprattutto ‘ecologico', utile a disintossicarsi dallo stress e dai rumori della città.

La Strada del vino Costa d’Amalfi
La Strada si snoda tra terrazze a strapiombo che sorreggono vigneti pensili e aprono improvvisi squarci di mare, tra i valloni e le rupi dove si inerpicano le splendide architetture dei paesini della costa. Qui vengono coltivati i vitigni tradizionali, dotati però di suggestivi nomi locali: la Falanghina è diventata Bianca Zita; la Biancolella, Bianca Tenera; lo Sciascinoso, Olivella.
I vini che si ricavano sono raccolti nella Doc Costa d’Amalfi e Ravello Doc


AMALFI
Il centro principale e l’anima storica della Costiera è Amalfi. Nell’azzurra serenità del cielo e del mare, Amalfi, guardata dal porto, sembra racchiusa nel cavo di una mano. In alto lo scenario dei monti, articolato come un fondale, punteggiato da case; in basso, una trama pittoresca di vicoli e scale, fino alla grande piazza dove dall’alto della famosa scalinata il Duomo domina maestoso.
Una scenografia unica, dove le memorie storiche s’intrecciano a bellezze naturali indimenticabili. Sospesi tra le falde dei Monti Lattari e il mare, i pittoreschi vicoli di Amalfi ospitano oggi un gran numero di turisti, ma un tempo hanno vissuto i fastI della potente Repubblica Marinara che ebbe il suo momento di massimo splendore tra il X e il XII secolo, e che riusciva a tenere a bada Longobardi e Saraceni. Ricca e popolata, Amalfi intratteneva traffici attivissimi con l’Oriente. In ricordo dell’antica potenza, ogni quattro anni in giugno Amalfi ospita la “Regata storica delle antiche Repubbliche Marinare”.

 
L’abitato di Amalfi, aggrappato al declivio della Costiera, è caratterizzato dal celebre Duomo (IX secolo). La sua posizione scenografica, alla sommità di una ripida scalinata che si apre tra le case raccolte attorno a una piccola piazza, conferisce una nota particolare al centro storico di Amalfi. Colpisce l’imponente facciata policroma della chiesa, illuminata da smalti e mosaici e dal timpano dorato.
Tracce del Medioevo si ritrovano nell’elegante Chiostro del Paradiso con le sue linee arabeggianti.
Dal chiostro si accede alla Cappella del Crocifisso, nella quale è stato allestito il Museo Diocesano.
Nella Cappella è l’ingresso alla Cripta risalente al ‘200. Il complesso architettonico è uno dei principali esempi del romanico amalfitano.
Un’esplorazione di Amalfi che voglia andare al di là dei luoghi più noti dovrà includere gli AntichiArsenali, dove venivano costruite le famose galee con oltre cento remi, destinate ai carichi di merci dai mercati orientali.
Palazzo Morelli, sede del Comune e del Museo Civico, è conservata la Tabula Amalphitana, il primo codice di diritto della navigazione fissato ai tempi della Repubblica e valido in tutto il Mediterraneo. Qui si possono ammirare anche i famosi cartoni di Domenico Morelli, pittore tra i più celebri nell’800, dai quali furono ricavati i mosaici che ornano il Duomo.

Amalfi è famosa anche come patria della lavorazione della carta a mano. Le prime cartiere sorsero lungo la Valle dei Mulini, dove si trova il Museo della Carta. Questa zona, attraversata dal torrente Canneto, e la vicina Valle delle Ferriere, un ambiente naturale incantevole, costituiscono una Riserva Naturale Biogenetica. La salita da Amalfi è impegnativa ma affascinante. Si scoprono i resti dei mulini che portavano l’acqua (indispensabile alla lavorazione della carta) alle vecchie cartiere, e una natura che nasconde incanti segreti: sorgenti e cascatelle, scorci sul mare che s’intravedono nella rigogliosa macchia mediterranea.

La carta di Amalfi
Non abbiamo documenti sull’inizio della produzione della carta, ma una testimonianza ci viene da
Federico II: nel 1220 proibì ai notai del Regno, e principalmente agli amalfitani, di utilizzare carta
“bambagina” (come allora veniva chiamata), per la redazione degli atti, perché ritenuta più deperibile della pergamena. Ma la sua diffusione non si arrestò, e l’arte della carta si diffuse ovunque in Costiera, soprattutto dopo che il Concilio di Trento decretò l’obbligo per le parrocchie di trascrivere gli atti dei sacramenti, delle morti e degli eventi religiosi.
Nel XV secolo, la carta di Amalfi raggiunse tale fama che molti autori stranieri pubblicavano le loro opere a Napoli pur di utilizzare il prezioso materiale.
Ancora oggi, pur se in maniera molto ridotta, nelle cartiere di Amalfi, le più antiche d’Europa, si produce carta pregiata lavorata a mano, per usi artistici o per edizioni di lusso.


CONCA DEI MARINI
La vicina Conca dei Marini è un borgo marinaro arroccato in un’ansa marina che offre uno scorcio panoramico di estrema bellezza.
I due estremi di questa meravigliosa baia sono Capo di Conca, dominato dalla Torre di Conca eretta nel ‘500, testimonianza delle terribili incursioni piratesche, e la Grotta dello Smeraldo.





Il mare irrompendo nella cavità assume un intenso tono verde, prodotto dalla luce filtrata dall’acqua. Questa grotta è ricca di stalattiti e stalagmiti, spesso unite a formare colonne calcaree alte più di dieci metri.
Da Conca si può salire all’altopiano di Agerola, a un’altitudine di 650 metri, tra boschi e prati. La zona, dotata di pascoli fiorenti noti fin dall’antichità, è celebre per la produzione di squisiti latticini e per l’eccezionale panorama dall’alto sulla costiera.

 

PRAIANO
Praiano, a mezza costa sul promontorio di Capo Sottile, era la residenza estiva del doge di Amalfi, a testimonianza di una vocazione precoce del paese alla villeggiatura rilassante. La parte bassa del paese si allunga verso la Marina di Praia, una spiaggia
scavata tra due alte pareti di roccia. A guardia della marina si trova una delle imponenti torri di avvistamento che costellano la costiera.

Le “edicole votive” di Praiano
Numerose “edicole votive”, piccole cappelle in miniatura in mattonelle maiolicate o affrescate sui muri, sono disseminate sul territorio di Praiano. Sono una testimonianza di spontanea devozione popolare: venivano realizzate sui muri delle case o sui muretti di divisione delle proprietà per invocare la protezione divina.



FURORE

Su un pendio coltivato a vite e a ulivi si incontra Furore. Il nome antico di tutta la zona era Terra Furoris, per l’assordante frastuono che, nelle notti di tempesta, il mare e il vento producevano rimbombando contro le alte pareti del fiordo che scende quasi a picco dall’orlo dell’altopiano di Agerola. Una ripida scalinata conduce in basso. Il fascino di questo tratto di costa è irresistibile, con il fiordo incuneato tra viti e rupi, casette minuscole e il mare.

 

 

POSITANO

Positano colpisce profondamente. È un posto di sogno che non vi sembra vero finché ci siete
ma di cui sentite con nostalgia tutta la profonda realtà quando l’avete
lasciato.
Le sue case si arrampicano su un pendio talmente ripido da sembrare una
scogliera,
se non fosse per le scale che vi sono state tagliate. ...
L’acqua della piccola baia ricurva, di un blu e verde incredibile, lambisce dolcemente una spiaggia di piccoli ciottoli.

John Steinbeck, 1953

Incastonato nella montagna, avvolto dalla ricca vegetazione mediterranea, Positano è un borgo così pittoresco da sembrare una scenografia teatrale spontanea. Visto da mare appare come un grande presepe, una cascata di casette multicolori digradanti lungo il pendio.
Il paese si sviluppa in verticale. Le abitazioni, addossate le une alle altre, caratterizzate dai portichetti ad archi verso il mare, sono tinte in colori pastello, dando l’impressione di una pietra preziosa sfaccettata. Non a caso Positano viene chiamata “la gemma della divina costiera”.
Le strette stradine, con le numerose boutiques, scendono ripide tra le case sfociando nella Marina Grande, un’ampia spiaggia. Da qui la veduta è bellissima sia verso il mare che verso il paese che si arrampica sulla montagna.
Sulla piazza principale di Positano è la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, esistente già nell’anno mille. La grande cupola rivestita di maioliche colorate la rende visibile da ogni angolo del paese. Incantevoli le spiaggette di Positano, raggiugibili a piedi in pochi minuti: Fornillo, Fiumicello, Arienzo.

Positano è una meta apprezzata per “vacanze da vip”: nella Villa Sette Santi, intorno al 1940, visse la pittrice Irene Kowaliska, che s’ispirò a Positanoper i suoi dipinti su stoffa; la Villa Stella Romana ha ospitato fra gli altri papa Giovanni Paolo II.
Personaggi illustri dell’arte, della moda e dello spettacolo amano passare qui giorni di relax.

A poche miglia di distanza dalla costa si trovano Li Galli o “Sirenuse”, minuscolo arcipelago composto da tre isolotti: il Gallo Lungo, la Rotonda e il Castelluccio, ritenuti da sempre mitica dimora delle Sirene ammaliatrici.
L’arcipelago delle Sirenuse (oggi Li Galli) davanti a Positano, tre isolette solitarie e rocciose, era ritenuto la sede delle Sirene, figure mitiche che attraevano i naviganti con il loro canto facendoli naufragare. Il mito serviva forse da avvertimento: le isole dovevano essere un punto di riferimento per i marinai, che però avvicinandosi troppo finivano sugli scogli.
Sull’isola del Gallo Lungo nel 1924 il ballerino e coreografo russo Léonide Massine si costruì una villa, (ristrutturata nel 1927 da Le Corbusier) poi acquistata da Rudolf Nureyev. Ogni anno in memoria di questi artisti si tiene a Positano il Premio Internazionale per l’Arte della Danza.

Ma Positano non è solo mare: piacevoli escursioni permettono di visitare suggestive zone dei Monti Lattari, come Montepertuso, così chiamato perché si dice che qui apparve la Madonna in un buco nella roccia. Attraverso una scalinata di 1700 scalini si giunge a Nocelle. Da questa frazione parte il famoso Sentiero degli Dei, con incantevoli panorami su tutta la Costiera. Oppure si raggiunge sulla costa la bella Punta San Pietro, dove sorge una chiesetta a strapiombo sul mare.



Shopping a Positano

Positano è sinonimo di moda estiva. Nel dedalo di viuzze si è realizzato il miracolo della moda “made in Positano”: decine di boutiques espongono capi estrosi ormai noti in tutto il mondo. Tessuti e colori dettano legge nell’ambito della moda mare: dai pareo ai bikini, dagli abiti da mare e da gran sera, fino ai caratteristici abiti da sposa. Le calzature in cuoio lavorate a mano si possono ordinare su misura.
Da acquistare anche le tipiche ceramiche variopinte, i quadri dei molti artisti che espongono vedute dell’incantevole golfo, e da assaggiare la gamma dei prodotti tipici.





PAESTUM


Ai margini della piana del Sele, all’inizio del Cilento, s’incontra Paestum, uno dei più preziosi gioielli archeologici d’Italia, celebre in tutto il mondo soprattutto per i suoi spettacolari templi dorici. La leggenda ne attribuisce il merito agli Argonauti, ma nella realtà furono gli abitanti di Sibari a fondare Paestum nel VII secolo a.C. La città, prima chiamata Poseidonia, divenne ben presto uno dei centri più floridi del Mediterraneo. La sua decadenza cominciò con la caduta dell’impero romano. Gli edifici furono spogliati per la costruzione di chiese e palazzi,  e le rovine furono dimenticate fino al XVIII secolo, quando i viaggiatori ricominciarono a spingersi fin qui.
La grande meraviglia del Parco Archeologico sono i tre templi dorici del V secolo a.C., tra i meglio conservati dell’antichità, che si ergono maestosi sulla piana davanti  al mare: il Tempio di Nettuno, la Basilica, il Tempio di Cerere. I primi due sono in realtà legati al culto della dea Hera.
Le mura costituiscono uno dei circuiti fortificati meglio conservati di tutta la Magna Grecia, lungo quasi 5 chilometri. D’estate le Passeggiate notturne tra i templi di Paestum permettono di visitare di sera l’area archeologica.
Nell’area della città romana, oltre al Capitolium, ci sono altri resti significativi: il Foro, l’Anfiteatro, e i resti di molti edifici religiosi. A ovest dei templi corre la via Sacra, la strada delle processioni, il cui tracciato risale all’epoca greca.

Non lontano dagli scavi c’è il Museo Archeologico di Paestum, che conserva alcune tra le opere più importanti dell’Italia meridionale. Il pezzo forte del museo sono gli affreschi della tomba del Tuffatore (fine del V secolo a.C.). È una tomba a cassa dipinta, costituita da quattro lastre laterali decorate con scene di banchetto. Il coperchio raffigura un giovane che si tuffa: la scena simboleggia probabilmente il passaggio al mondo dei morti. Importanti le metope scolpite, elementi decorativi dai templi dell’area, e gli affreschi delle tombe lucane del IV secolo, con la tipica scena del “ritorno del  “ritorno del guerriero” in armi.

Sono conservati qui anche i corredi eneolitici della necropoli del Gaudo, oltre a reperti di epoca arcaica (la statua di terracotta raffigurante Zeus), classica ed ellenistica (la statua bronzea del Sileno Marsia). Nel Museo è ricostruita la tomba a camera di Agropoli, nella quale erano sepolti un uomo e una donna, del cui corredo fa parte un vaso famoso, l’hydriafirmata da Assteas col mito di Bellerofonte. Sono conservati qui anche i materiali provenienti dal vicino santuario di Hera Argiva, l’Heraion del Sele.




Le rovine di Capaccio Vecchio dominano la piana di Paestum. La cittadina, florida in età normanna, fu distrutta nel 1248 da Federico II per aver ospitato dei cospiratori. Oltre ai ruderi del castello, è da visitare il santuario della Madonna del Granato, costruito nel XII secolo e restaurato nel ‘700, tuttora meta di un intenso pellegrinaggio di devoti.





La mozzarella di Bufala

La squisita mozzarella di bufala viene prodotta solo in Campania, secondo procedure artigianali immutate nei secoli. Oltre al casertano, la piana del Sele è l’altro polo di questa produzione caratteristica.
Ci sono molti caseifici artigianali nell’area della foce del Sele: in alcuni è possibile assistere alla fabbricazione della mozzarella ed assaggiarla appena fatta.

 





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