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Qualche cenno biografico su Domenico Cimarosa



Un musico ardito ed elettrizzante

Nasce ad Aversa, nel casertano,  nel dicembre del 1749, figlio di Gennaro, muratore e di una lavandaia. All’età di quattro anni è costretto, per le precarie condizioni economiche, a lasciare la sua città natale per recarsi con la famiglia a Napoli. Vanno a vivere presso la chiesa di San Severo de' Padri Conventuali. Il padre, durante la costruzione del Palazzo di Capodimonte s'infortuna a morte a causa di una caduta.
Fu proprio in questo ambiente che il giovane Domenico riceve i primi rudimenti musicali dall'organista del monastero padre Polcano. Dimostra subito di avere molte doti per la musica tant'è che nel 1761 viene ammesso al Conservatorio di Santa Maria di Loreto, dove avrà validissimi insegnanti, tra cui Gennaro Manna,all'epoca ritenuto, insieme con Alessandro Scarlatti, tra i migliori. In pochi anni diviene un abile violinista, clavicembalista e organista, nonché un talentuoso cantante.
I suoi compagni lo stimavano e lo ascoltavano con delizia mentre interpretava pezzi d'opera con bella voce, con grazia e con soavità. Egli era caratterialmente mite e affabile, oltre che studioso e diligente. Dopo aver lasciato il conservatorio si perfezionò nel canto e nella composizione.
Compose moltissimi lavori, che ottennero successo internazionale: tra essi ricordiamo Il marito disperato  e l’ancor più famoso Il matrimonio segreto, rappresentato al Burgtheater di Vienna il 7 febbraio 1792: il successo fu tale tant'è che nella stessa sera della prima, per volere dell'imperatore Leopoldo II in persona, l'opera fu interamente replicata!
Fu molto apprezzato e richiesto dalle corti di Vienna, San Pietroburgo e dall’imperatore Napoleone che di lui era un grande estimatore. Si racconta che, appena giunto alla corte di Pietroburgo, fu presentato all'imperatrice Caterina II di Russia al cui cospetto si esibì come cantante; riuscì a suscitare così tanto entusiasmo in lei che gli fu conferito il compito di impartire lezioni di musica a due suoi nipoti.

L'ultimo periodo della sua vita fu reso amaro dagli intrighi di alcune persone invidiose e ostili, tra le quali figura il suo antico rivale Giovanni Paisiello. Durante i moti rivoluzionari del 1799, il Cimarosa entrò nel partito liberale e compose l’inno patriottico della Repubblica Partenopea. Al ritorno dei Borboni, come molti altri suoi amici politici, fu arrestato e condannato a morte. Solo grazie all'intercessione di alcuni suoi influenti ammiratori la sentenza fu commutata in un esilio. Lasciò quindi l'amata Napoli con l'intenzione di recarsi nuovamente a San Pietroburgo, ma i suoi problemi di salute lo costrinsero a rinunciare. Si stabilì a Venezia, dove morì l' 11 gennaio 1801 per un'infiammazione intestinale.
Qualche diceria ha sostenuto che il Cimarosa fosse stato avvelenato da sicari inviati dalla regina Maria Carolina; un'inchiesta formale provò che queste voci erano infondate. Fu sepolto nella Chiesa di San Michele Arcangelo, sul Canal Grande. Quando, nel 1836, l'edificio fu demolito, le spoglie del Compositore andarono disperse.

La fortuna

Cimarosa ebbe molti estimatori. Mozart lo ammirava a tal punto da assorbirne la musica dopo averla ascoltata dal vivo. Stendhal scrive che “in Cimarosa c’è la gioia”, laddove “Mozart è tropo nostalgico”.
“La musica di Cimarosa è un motore continuo: in essa vi è qualcosa di incredibile, specialmente nei finali che si sviluppano come una corsa che sembra non finire mai. Le sue opere sono “elettrizzanti” a tal punto da far scatenare l’azione sulla scena e gli applausi del pubblico; hanno “il sole della napoletanità”, un sole che splende e che dà la spinta a tutto, anche quando l’autore racconta vicende tragiche” (Christophe Rousset, direttore d’orchestra).
Con Cimarosa e qualche altro artista napoletano, quale Leonardo Leo, nasce il linguaggio classicheggiante, con la sua armonia e la sua brillantezza, dell’Ottocento: un modello che da Napoli si diffonderà in tutta Europa.

 

 


 

 


 



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